I bambini del Grest incontrano i migranti
Una giornata di conoscenza tra i quattro ragazzi ospitati a Villa Letizia e i bambini dell'oratorio estivo. Ecco come è andata

Pubblichiamo il racconto dell’incontro avvenuto lunedì 27 giugno tra i ragazzi del Grest e i migranti ospitati a Villa Letizia.
Lunedì 27 giugno, nel progetto di inserimento dei migranti nella realtà del territorio in cui vivono, in stretta collaborazione con le parrochie di Cittiglio e Caravate, quattro ragazzi ospitati a “Villa Letizia” a Caravate, struttura della Cooperativa Agrisol, braccio operativo della Caritas diocesana comasca, accompagnati dai loro educatori, hanno condiviso la mattinata con i grestini di Caravate e il pomeriggio con quelli di Cittiglio.
Il titolo del Grest 2016 è “Perdiqua-Si misero in cammino”. Il tema riguarda il viaggio, quindi ne fanno parte anche le rotte di chi è costretto a mettersi in cammino spinto da guerre e miseria.
I quattro giovanissimi intervenuti (Abdul, pakistano, Cristian, nigeriano, Nbissane e Adama, senegalesi) hanno incrociato le loro vite con quelle dei numerosi ragazzi italiani presenti al Grest, per renderli partecipi e consapevoli del grande fenomeno migratorio, che sta interessando l’Europa e anche le nostre comunità cristiane, chiamate ad essere case ospitali per tutti quegli uomini e quelle donne che si sono incamminati alla ricerca di una nuova possibilità per la loro vita: i loro viaggi della speranza non possono non diventare un viaggio anche per noi, spesso prevenuti o quantomeno impauriti da ciò che sta accadendo.
Lo scopo, dunque, di questo incontro, in una normale giornata di Grest, era di educare alla conoscenza reciproca due mondi tra loro per lo più ignoti, per avviare un “viaggio” che porti a rispettare la dignità dell’altro e a sentirsi davvero uguali. Si è pensato di farlo attraverso il gioco: i ragazzi del Grest, divisi in quattro squadre, hanno partecipato così a una caccia al tesoro, dove il “tesoro” era uno dei giovani migranti. Non bastava, però, averlo trovato, ma si accumulavano più punti quanto maggiori fossero state le domande per conoscere la vita di questo ragazzo venuto da lontano.
Dapprima con un po’ di timidezza, poi, grazie alla gentilezza e all’affabilità di Abdul, Christian, Nbissan e Adama, i grestini si sono aperti e non finivano più di chiedere, scoprendo un mondo e una cultura molto diversi dalla loro, ma che avevano anche dei punti in comune. I più piccoli, infatti, sono rimasti straniti che anche in Pakistan o in Africa ci fossero le case, i negozi e le automobili come da noi! Ciò che più ha colpito i ragazzi sono state le tragedie che avevano alle spalle questi migranti: lutti famigliari, attentati alla loro vita e ai loro cari, il dolore di avere dovuto lasciare tutto, soprattutto mogli, genitori e fratelli. Le domande non finivano mai: le difficoltà e la lunghezza del viaggio, il loro lavoro, le loro abitudini quotidiane, il loro paese, la loro vita in Italia.
Bellissimo è stato alla fine il rapporto che si è instaurato: Abdul faceva foto con i grestini, Adama e Nbissan facevano cerchio con i ragazzi chiacchierando come vecchi amici, Adama tirava con loro quattro calci al pallone. Quante cose ci insegnano i ragazzi!! L’anonimato di quella folla che sbarca a Lampedusa si è trasformato in volti di giovani come loro, sorridenti come loro. In uno scambio reciproco, ognuno ha imparato dall’altro e ha dato qualcosa all’altro: l’ascolto e l’accoglienza.
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