Quattro anni fa il terremoto all’Aquila: il ricordo nel dolore e nella rabbia
Nella notte fra il 5 e il 6 aprile la terrà tremò in Abruzzo: ci furono 309 morti. La ricostruzione della città ancora ferma. Il sindaco: «Se non arrivano i fondi la città condannata a morte»
L’Aquila stanotte non ha dormito. Alle 22 di venerdì sera è iniziata la fiaccolata per ricordare le vittime del terremoto di quattro anni fa. Nella notte fra il 5 e il 6 aprile del 2009 alle 3,32 una scossa di magnitudo 6,3 distrusse la città abruzzese. Terribile il bilancio: 309 vittime e 1600 feriti.
A quatro di distanza nella stessa notte, alle 3.32 nella città hanno risuinato i 309 rintocchi in memoria delle 309 vittime. A dare inizio alle celebrazioni, la fiaccolata alla quale hanno partecipato in 12mila. Oggi (sabato) arriva il presidente del Senato, Pietro Grasso, che deporrà una corona davanti la Casa dello Studente.
Ma questi non sono solo i giorni del ricordo. Dopo quattro anni, la ricostruzione procende a rilento o non procede affatto. All’Aquila il quarto anniversario del terremoto è vissuto in un clima di grande dolore e di rabbia. «Se non arriveranno subito i fondi necessari in modo tale da permetterci per il 2015 la ricostruzione di una parte del centro storico – dichiara il sindaco Massimo Cialente – l’Italia avrà condannato a morte L’Aquila e credo che gli aquilani si muoveranno per non far piu’ parte dell’Italia. La prima cosa che chiederò è che si tolga il tricolore e che vada via il prefetto, come dire ci lasciassero morire in pace. Viviamo l’anniversario più difficile perchè coincide con l’assoluto crollo della speranza».
Sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella scrive oggi che ci sarebbero «1.109 leggi e ordinanze che bloccano L’Aquila».
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