Uva, chiusa l’inchiesta sui carabinieri ma gli indagati sono “Le Iene”
L’inchiesta bis termina con un nulla di fatto. Il pm: “Forze dell’ordine innocenti. Il testimone del pestaggio? Non vide nulla”
Si è chiusa l’inchiesta bis della procura di Varese, per accertare se Giuseppe Uva fu picchiato nella caserma dei carabinieri, la notte in cui fu detenuto per qualche ora, poco prima di morire nel lettino dell’ospedale di Varese. Il pm Agostino Abate ha concluso che non sono emersi elementi in tal senso.
Il pm ha sottolineato che i carabinieri e i poliziotti che tennero in custodia Beppe Uva, il 14 giugno del 2008, si comportarono correttamente e non fecero alcuna violenza, come risultava alla procura già alla conclusione della prima inchiesta. E il testimone Alberto Bigioggero che era presente in caserma? Secondo la procura non era presente nella stessa stanza, udì solo delle urla ma non vide la scena, e inoltre per sua stessa ammissione era ubriaco e dunque non è considerato attendibile. La procura ha inserito nel fascicolo praticamente tutta la storia processuale della vicenda e anche gli atti provenienti dal processo contro il medico Carlo Fraticelli, che il giudice Orazio Muscato (dopo aver assolto l’imputato) aveva chiesto di riesaminare con un rinvio di atti alla procura. (foto, manifestazione sul caso Uva al tribunale di Varese)
Secondo il pm tuttavia non vi sono altre contestazioni possibili, e nessuna novità è emersa dagli atti. Tutti i segni sul corpo lamentati in questi anni provengono da cause diverse. Le cinghie di contenzione della guardia medica lasciarono i segni, le emorroidi furono accertate dai periti e crearono il sangue nei pantaloni, o ancora i lividi sul corpo erano in realtà delle macchie ipostatiche post mortem, suggestive per i non esperti, ma fuorvianti per chi volesse vedervi i segni di un pestaggio. La testimonianza di Bigioggero è in atti e così anche tutte le consulenze che tuttavia non aprirebbero nuovi scenari per gli inquirenti. Nelle more dell’indagine tuttavia è rimasta solo l’accusa di diffamazione per Lucia Uva, Mauro Casciari e Luca Tiraboschi, rispettivamente giornalista della trasmissione tv “Le Iene” e direttore di Italia Uno: in una trasmissione del 2011 Uva e Casciari, secondo l’accusa, affermarono che furono compiute delle violenze in caserma e in particolare dissero che vi era stata una violenza sessuale. Lucia Uva è anche indagata per avere scritto il nome di due carabinieri, presenti quella sera, nella sua pagina facebook e averli chiamati assassini.
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