Quiete, il gip bresciano: “Indagate ancora”
Le indagini preliminari sulle annose vicende legate alla casa di cura varesina e al successivo fallimento. Archiviate le posizioni di due giudici fallimentari

Importanti novità, nel “caso Quiete” per il quale è aperto un procedimento penale a Brescia.
La vicenda si trascina da anni e riguarda la denuncia dell’imprenditore varesino Sandro Polita il quale sostiene che fra più soggetti, a Varese, vi fu un tacito accordo per favorire i precedenti proprietari della casa di cura e per poi far fallire le diverse società che gestivano la struttura, tra cui la capogruppo Ansafin. Siamo, in questa fase, ancora nelle indagini preliminari.
Il pubblico ministero Mauro Leo Tenaglia ha chiesto alcuni giorni fa l’archiviazione per le 12 posizioni fra magistrati varesini, curatori fallimentari, ex finanzieri e vecchi proprietari della casa di cura.
A fronte di questa richiesta il giudice per le indagini preliminari Amedeo Bianchetti ha disposto l’archiviazione per alcune posizioni, mentre ha chiesto un supplemento di indagini su sei linee investigative e per altri quattro mesi.
Un procedimento complesso che riguarda diversi filoni investigativi con l’obiettivo di fare luce sul comportamento di ciascuno dei soggetti coinvolti, a vario titolo, nella vicenda, che tuttavia potrebbe non avere rilievi penali.
Il giudice per le indagini preliminari ha difatti già archiviato la posizione dei due giudici fallimentari, dei due curatori e dei tre proprietari degli immobili.
La richiesta di procedere con altre indagini riguarda i due pubblici ministeri (tra cui Agostino Abate, da tre anni a Como su decisione dal Csm), due ex finanzieri e uno dei curatori fallimentari.
Per la procura di Brescia sembra dunque cadere l’ipotesi di un accordo tra più soggetti per avvantaggiare i precedenti proprietari della struttura sanitaria, e per poi danneggiare in un momento successivo i nuovi proprietari.
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