Parola d’ordine: mobilità dolce
Muoversi senza inquinare: si tratta di una serie di progetti e investimenti destinati ad un modo diverso di concepire l’impatto degli spostamenti sulla natura
Un leitmotiv che si sente spesso pronunciare alle conferenze legate al trasporto pubblico è quello di mobilità dolce. Ma di cosa si tratta? E’ un concetto che si rifà alla possibilità di attraversare un territorio impiegando magari (ma non è detto) più tempo del dovuto per raggiungere la meta voluta, ma con un gettone da spendere che va a beneficio dell’intera comunità: non si inquina.
Ne fanno parte diversi progetti che vanno dalle funivie alla navigazione, dalle piste ciclabili alle auto elettriche: sistemi per muoversi in modo sostenibile rispetto all’ambiente.
Basti pensare – ma erano altri tempi – all’importanza che ebbe nel passato l’accessibilità ad una via d’acqua come il Ticino che permise di costruire addirittura il Duomo, trasportando sui barconi il pregiato marmo dalle cave piemontesi.
Lo stesso progetto (l’idrovia) che oggi si tenta di riattivare in vista di Expo 2015.
In un incontro recente con la stampa anche di questo l’assessore alle infrastrutture e trasporti di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo ha parlato. Il punto della situazione in merito alla mobilità dolce per il nostro territorio riguarda, a titolo di progetti eseguito nel corso degli ultimi 12 mesi, una serie di interventi.
Tra questi è possibile ricordare l’avvio dei lavori all’ex casello idraulico alle dighe di Panperduto a Somma Lombardo; l’inaugurazione di numerose stazioni per il progetto “E-vai” di mobilità sostenibile, tra cui anche quelli di Malpensa; il ripristino del servizio estivo di navigazione sul Lago Maggiore che collega l’eremo di Santa Caterina a Laveno Mombello; l’elaborazione del piano regionale della mobilità ciclistica (e la sottoscrizione di una convenzione con Fiab – federazione italiana amici della bicicletta).
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