Frontalieri. Si potrà andare a lavorare in Svizzera, se non si può lavorare da casa
Il senatore PD Alessandro Alfieri chiarisce la situazione dei frontalieri: "Meglio lavorare da casa, ma se non è possibile potranno recarsi a lavoro"

«Cerchiamo di promuovere le modalità di lavoro da casa. Ma i frontalieri potranno recarsi quotidianamente al lavoro in Svizzera, se ci saranno “comprovate esigenze lavorative”». Lo specifica Alessandro Alfieri, senatore del Partito Democratico di Varese.
Nella mattina che segue l’approvazione del decreto sull’emergenza coronavirus – scritto in serata e annunciato nella notte dal premier Giuseppe Conte – che limita drasticamente gli spostamenti e le attività dei cittadini lombardi e di altre 14 province, sorgono i dubbi dei frontalieri delle province di Varese e Como.
Del caso se n’è occupato Alfieri, che ha cercato di mettere in contatto i ministeri degli Esteri di Roma e Berna per chiarire le conseguenze del provvedimento governativo. «Grazie a questa interlocuzione – ha scritto su Facebook il senatore dem – è stato chiarito che i nostri frontalieri che non possono utilizzare il telelavoro o le modalità di smart working potranno recarsi quotidianamente al lavoro oltreconfine, rientrando nella fattispecie delle “comprovate esigenze lavorative”».
Alfieri dichiara inoltre di aver chiesto alle autorità ticinesi «di mettere in campo iniziative simili a quelle italiane per promuovere e facilitare le modalità di lavoro da casa anche nel Canton Ticino». «Registriamo positivamente, anche alla luce dell’importanza per la Svizzera dell’opera dei nostri frontalieri, che a Bellinzona si sta lavorando in questa direzione» ha concluso.
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