Pedemontana rompe il ghiaccio
La kermesse inaugurale nel luogo dove i cantieri hanno cominciato a scavare. Via alla costruzione dell’opera infrastrutturale che taglierà la Lombardia con 156 km di nuova vibilità
La Pedemontana finalmente “rompe il ghiaccio”. Lo fa metaforicamente «frantumando la burocrazia e il muro del non-fare» che da 50 anni impedisce la costruzione dell’importante infrastruttura lombarda, ma lo fa anche fisicamente per mano dei “rappresentanti istituzionali” che questa mattina all’inaugurazione per la posa della prima pietra hanno picconato il ghiaccio simbolo di quella staticità.
E lo ha fatto anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che in diretta telefonica da Roma ha assicurato di essere «occupato a tenere sotto controllo e buoni tutti i produttori di ghiaccio della burocrazia romana».
Ma ghiaccio a parte, la kermesse di stamane a Cassano Magnago, il luogo dove i cantieri di Pedemontana hanno cominciato a scavare, ha dato il la alla costruzione dell’opera infrastrutturale che taglierà la Lombardia con 156 km di nuova vibilità, attraversando 95 comuni e 5 province, collegando 4 autostrade, 10 stazioni ferroviarie e i tre principali aeroporti della regione. Un’opera ideata oltre cinquant’anni fa nella testa della gente per poi intraprendere un concreto percorso di realizzazione il 29 marzo del 2006 quando il Cipe ha approvato il progetto preliminare e il piano finanziario. E oggi, sabato 6 febbraio, è stato il giorno della posa della prima pietra.
Per l’occasione era presente al completo il parterre politico, istituzionale e gran parte delle associazioni economiche della Lombardia, rappresentato dagli interventi di Aldo Morniroli, sindaco di Cassano Magnago che ha ospitato l’evento; Maurizio Lombardo, amministratore delegato di Pedemontana; Antonio Rognoni, amministratore delegato di Concessioni autostradali lombarde; Stefano Granati, condirettore di Anas; Raffaele Cattaneo, assessore alle infrastrutture e mobilità della Regione Lombardia; Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, Roberto Formigoni, governatore della Lombardia e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli. Oltre naturalmente al collegamento telefonico del presidente Berlusconi.
Sarebbe troppo lungo poi citare le centinaia di rappresentanti della politica e delle istituzioni economiche locali presenti all’inaugurazione, così come gli assenti (tra cui l’ex presidente provinciale Pd Filippo Penati che ha lasciato l’inaugurazione in polemica con l’impostazione dell’evento, e con il fatto che è stato nascosto «il lavoro determinante svolto durante il mio mandato dal centrosinistra»).
Tutti comunque uniti nel dire all’unisono una cosa sola, l’importanza di un’opera che rivoluzionerà il tessuto economico regionale dando la possibilità di nuova mobilità ad oltre 4 milioni di cittadini.
Di una “technostrada” che collegherà i punti vitali del Varesotto e del bergamasco tagliando fuori il traffico diretto a Milano, e realizzando 5 milioni di metri quadrati di nuova area verde, con la piantumazione di un milione di nuovi alberi, accompagnate da centinaia di chilometri di piste ciclabili.
Un’infrastruttura dai risvolti economici stimati in 700 milioni di euro all’anno di nuova produttività, pagata con statali e con il contributo significativo dei privati.
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