Stranieri di nascita, gallaratesi nella vita. “Vogliamo dare il nostro contributo”
Iniziati i lavori della consulta stranieri. Ne fanno parte quindici persone equamente divisi fra uomini e donne provenienti da Moldavia, Canada, Somalia, Bangladesh, Palestina, Marocco e Senegal
Gli anni trascorsi in Italia, gli studi, il lavoro, i figli nati e cresciuti fianco a fianco con gli italiani. E ora l’opportunità di dare un contributo per migliorare la vita nella città in cui abitano e per facilitare un processo di integrazione spesso troppo difficile. Con questo sprito i componenti della consulta stranieri di Gallarate hanno iniziato sabato 7 giugno i loro lavori. Un po’ come in un primo giorno di scuola, si sono incontrati fuori dal municipio in attesa di riunirsi nella sala di palazzo Borghi. Con loro gli assessori Cinzia Colombo e Margherita Silvestrini che fanno a loro volta parte del nuovo ente. Per la cronaca, si tratta della prima realtà sul territorio gallaratese equamente rappresentata da donne e uomini. Presenti anche tanti esponendi del mondo associativo che hanno dato una mano a raggiungere questo obiettivo.
La consulta lavorerà quindi nei prossimi mesi sul tema dell’integrazione. «Nasce – ha spiegato Colombo – come organo di proposta alla giunta e al consiglio comunale sui temi dell’integrazione. Ma vuole essere anche uno strumento di partecipazione: chi vive a Gallarate deve rispettere le leggi a partire dalla Costituzione italiana e deve poter essere un "cittadino" della nostra città al di là della provenienza geografica. Ognuno deve poter dare il proprio contributo».
La consulta è composta da quindici persone (oggi ne mancavano due che hanno comunicato per tempo la loro assenza). Sei di loro hanno la doppia cittadinanza, mentre gli altri sono solo residenti in Italia. Sono rappresentate tutte le aree geografiche. C’è Anastasia Socolova, moldava, in Italia da 13 anni. «Penso di poter dare e soprattutto voglio dare un contributo alla città». Michela Mariotti a Gallarate è nata ma dalla madre ha "ereditato" la cittadinanza canadese: si occupa per lavoro del tema della migrazione. Mohamed Faduma Abdulmajid è nata in Somalia, «non mi sento sola in questa consulta, siamo in tanti da tutto il mondo. Sono contenta di poter essere utile».
Jabeen Saeeda e Osba Ashiq arrivano dal Pakistan e da tempo sono attive sul nostro territorio conl’associazione dei pakistani varesini. «Il nostro obiettivo è quello di favorire l’integrazione, soprattutto per le donne».
Ci sono anche Fathi e Abeer Odeh, marito e moglie, nati in Giordania e Palestina. «Ci sentiamo parte integrante dell’Italia e di questa città. Vogliamo renderci utili». Fatima Khiran è marocchina: nel suo paese era un’intermiera professionale, in Italia ha lavorato come Asa e Oss. Dame Gueye viene da Senegal ed è arrivato in Italia nel 1997 per frequentare l’università. «Spero di poter dare davvero il mio contribito perchè c’è bisogno di maggior integrazione». Anche Idrissa Ndiaye è originario del Senegal e si è trasferito qui relativamente da poco. «Insieme, stranieri e italiani, possiamo andare avanti come protagonisti in questa città». Noor Mohammad è un commerciante originario del Bangladesh. «Aspettavo da tanto un’occasione come questa: è una buona opportunità e l’obiettivo non deve essere quello di dividere per colore della pelle, ma di unire». Hamid Khartaoui è un nome già conosciuto a Gallarate: vive in città dal 1990 ed è fra i fondatori della comunità islamica locale. Infine Salim Salah, sempre dal Marocco, ha voluto ringraziare il Comune per «la scelta di affrontare i problemi che ci sono da tempo. Qui noi abbiamo le nostre famiglie e vogliamo essere utili».
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