La ginestra

Un'altra puntata della rubrica naturalistica sul Parco del Campo dei Fioripromossa e curata dal nostro lettore Teresio Colombo

campo dei fiori

Un’altra puntata della rubrica naturalistica sul Parco del Campo dei Fioripromossa e curata dal nostro lettore Teresio Colombo

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La ginestra 4 di 12

Ritenendo che la stagione nel parco si manifestasse con tempi più tardivi di almeno 15 giorni rispetto a quanto successo negli anni precedenti, ho deciso  di uscire nella zona bassa e soleggiata del parco scegliendo la località il Poggio a Luvinate, da qui ho preso il sentiero per Velate. Lungo il sentiero mi ha colpito il forte profumo del Lauroceraso (Prunus  laurocerasus), una rosacea che i giardinieri hanno contribuito a diffondere trattandosi di pianta sempreverde con foglie superiormente  lucide che ben si adatta ai nostri climi tanto da ritrovarla come spontanea nei boschi più vicini ai centri abitati. Più avanti il sentiero si arricchisce sempre più di viole e, fra queste, spunta un gruppo di viole riviniane facilmente riconoscibili dallo sperone molto più chiaro rispetto ai petali, questo mi indica che la stagione sta avanzando più di quanto non abbia pensato. Percorsi poco più di 600 m ci si ritrova ad uno degli ingressi, poco utilizzati, della villa appartenuto in tempi recenti ai Bassani Antivari e prima ancora dalla famigli Pirelli.

Sulla destra dell’asfaltato si vede un faggio abbarbicato su un rilievo, con le radici superficiali che contengono un terreno altrimenti sbriciolantesi. Mi addentro nel prato che mostra i rovi delle more  abbattuti, non penso solo dalle intemperie, ma la sorpresa positiva è tata il constatare che la diminuzione del rovo ha lasciato lo spazio alla crescita del  narciso (Narcissus poeticus) una amarillidacea una volta comune in tutto il parco, sul bordo del campo una ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) ha cominciato ad aprire i propri fiori cosa che mi lascia allibito non avendo avuto l’occasione di parlare del citiso peloso che, di norma, fiorisce in precedenza.

Visto che il ritardo è relativo il giorno successivo mi reco nella zona bassa delle Pizzelle e anche li si nota  un certo ritardo ma complessivamente lo sviluppo della vegetazione è quasi normale. Di particolare rilievo è la fioritura dell’euforbia verrucosa (Euforbia verrucosa) così chiamata per la superfice dei semi. La caratteristica delle euforbie consiste nella abbondante presenza di un liquido lattiginoso in tutte le parti della pianta che viene rilasciato in caso di distacco dalla pianta stessa.  Un’altra fioritura, di un certo rilievo, è quella del prugnolo selvatico (Prunus spinosa) presente in tutto il parco con una certa abbondanza e qui, alle Pizzelle sia nella parte bassa, quella del pratone sia sulla cima, anche li a delimitazione di un area pascolo. Tutto fa quindi pensare che questo arbusto non superabile per le grosse spine che lo caratterizzano venisse utilizzato per evitare che gli animali al pascolo passassero in zone con grosse difficoltà.

Il giorno successivo decido di tornare al laghetto di Brinzio per controllare se le femmine dei rospi avessero depositate le loro catene di uova; devo dire che non ne ho viste malgrado avessi continuato la ricerca e la visibilità fosse particolarmente buona. Allora mi sono dato alla ricerca della Dafne mezereo (Daphne mezereum), questa volta non essendoci neve ho potuto fare la ricerca in modo approfondito e dopo qualche minuto ho ritrovato 2 minuscoli futi che riportavano ciascuno un grappolo di fiori, anche di colore meno intenso rispetto a fioriture recenti. Proseguendo ho visto il ranuncolo favagello (Ranunculus ficaria) che ritorneremo a cercare fra qualche giorno perché invece del fiore troveremo i bulbilli contenenti i semi, poco più avanti, dopo aver visto che il croco del precedente articolo era scomparso nella parte vista e riapparso in quella in cui la neve si è sciolta successivamente, anche la presenza del gigaro chiaro, del quale se ne parlerà quando sarà apparso il fiore, proseguendo per il sentiero in breve salita, vedo un cespuglio di dentaria pennata (Cardamine heptaphylla) e la meraviglia è dovuta al fatto che della dentaria minore abbia visto le piante ma non i fiori. Di queste dentarie nel parco ve ne sono di diversi tipi fra cui si distinguono una a foglia divisa in cinque parti di colore viola, quella di cui abbiamo parlato con la foglia divisa in sette parti a fiori bianchi e la terza con foglie divise in nove parti a fiore giallo chiaro che si ritrova nel parco ad almeno 1000 m di altezza. A questo punto decido di tornare e mi accorgo ce nelle acque del torrente si muovono i girini di rana; nell’aria si sente il picchettio di un picchio che non vedo ma che conferma che siamo in piena primavera.

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Pubblicato il 21 Aprile 2015
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