Polizia: le questioni attuali del comparto sicurezza

Secondo Francesco Cianci (Uil polizia) le attuali “riforme” potrebbero costituire un “colpo di grazia” per sicurezza e giustizia

polizia stradale incidente

Sono passati ormai 34 anni da quando nell’aprile 1981 la Legge 121 finalmente modernizzava l’impianto del sistema di sicurezza del Paese in linea con i canoni europei, smilitarizzava la Polizia di Stato, e dettava le funzioni di coordinamento fra le Forze di Polizia. Una Legge quindi che ha segnato una fase di grande progresso sociale, tracciando un quadro organizzativo che in questi 34 anni ha registrato enormi resistenze ed ha subito numerosi attacchi: basta ricordare il tentativo di creare un “mercato della sicurezza”, o quello di frazionare la Polizia di Stato attraverso la sua regionalizzazione, fino alla forte dura riduzione dei servizi di sicurezza sul territorio che segna la fase attuale. Con la motivazione delle esigenze di contenimento della spesa pubblica infatti, nell’ultimo decennio le Forze di Polizia hanno dovuto sopportare gli effetti micidiali dei “tagli lineari” che, in quanto tali hanno ridotto nella stessa misura sia lo spreco, sia le risorse indispensabili ad assicurare i servizi fondamentali alla collettività; non sono stati invece ridotti i posti-funzione nei Comandi Centrali, e le Direzioni Ministeriali, che anzi sono aumentate.

Nell’ambito della Polizia di Stato, anche a Varese lo scorso anno il sindacato si è mobilitato per impedire la riduzione dei presidi territoriali pianificata dal Ministero, e quella chiusura in tutte le province della Polizia Postale e delle Comunicazioni che altrimenti oggi sarebbe già diventata una realtà, nonostante la crescita esponenziale dei reati informatici – delle truffe alle frodi, alle estorsioni – che in particolare colpiscono le fasce più deboli della popolazione, cioè i giovanissimi e gli anziani. E intanto quasi ogni giorno la cronaca dimostra come proprio questo sia invece il fronte da cui è possibile contrastare anche il supporto organizzativo al terrorismo internazionale.

Altro mutamento reale che in questi anni si è andato affermando nelle politiche di sicurezza, è quello della crescente “militarizzazione” del Comparto, attraverso l’impiego diretto dell’esercito nell’azione sul territorio, ma soprattutto consentendo di fatto l’accesso ai ruoli delle Forze di Polizia solo ai giovani provenienti dalla carriera militare.

E fra le “riforme” messe in cantiere dal Governo – proprio in questi giorni in discussione in Parlamento – sta passando letteralmente sottotraccia la pesante trasformazione dell’intero modello di sicurezza del Paese, per denunciare la quale recentemente la UIL/Lombardia ha organizzato un importante convegno a Milano, dal quale è emersa unanime la contrarietà degli operatori del settore a “colpi di mano” di qualsiasi natura che indeboliscano ulteriormente la capacità di azione delle Forze di Polizia.

Ma il rischio più grande e più concreto che si cela dietro a queste “riforme”, è che fra le Forze di Polizia sia introdotta una ripartizione delle competenze per materia, per cui i cittadini dovranno in futuro rivolgersi ai Carabinieri o alla Polizia a seconda del reato di cui si tratta, con il definitivo addio ai principi di coordinamento dell’azione sul territorio. L’allarme è forte perché soprattutto nel campo delle indagini nessuno è in grado di prevedere quali conseguenze si potrebbero determinare, né quanti trasferimenti da una all’altra delle Forze di Polizia lo sviluppo investigativo potrebbe causare alle varie indagini nel loro corso, le quali ovviamente dovrebbero ogni volta ripartire. Insomma queste “riforme” potrebbero costituire un vero e proprio “colpo di grazia” non solo al livello di sicurezza del Paese, ma anche alla Giustizia.

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Pubblicato il 24 Aprile 2015
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