Anche bassotuba mannaia
di Paolo Negri
Conta i soldi, questi maledetti. Ne aveva una custodia piena. L’ha svuotata per acquistare un nuovo bocchino. Il precedente se l’era ingoiato il water, frutto di un dono della camicia.
Dopo accesa colluttazione fra lei e la cravatta, la tasca per gelosia lasciò cadere il prezioso contenuto proprio dove il getto del bassoventre di Bassotuba era diretto.
Ora Bassotuba conta quante note dovrà emettere per riparare la perdita e impreca inciampa ricorda cammina. Bofonchia a tempo di marcia: “Questa è una missione umanitaria, non un concerto!”. Infatti hanno assoldato la Banda per suonare. Sì, su di un palco a Chiavicone al Monte, 1603 metri sopra il livello del pop!
E lui è l’ultimo della fila, quello che fa il basso, quello che porta lo strumento più pesante, quello che fa fermate solo per brindare, mica uno qualunque… ma nel pentagramma illustrativo del contratto, non hanno indicato le alterazioni: ogni orchestrale dovrà provvedere al viaggio per conto proprio!
L’orario d’arrivo in rosso, le braccia anche: punture d’insetti arrivano puntuali. E fa caldo a salire, e a qualcuno piace la montagna sì, ma grappa d’inverno: “ditemi almeno un ruscello”! Facile a dirsi, fucile a suonarsi. Bassotuba tra le montagne, lui che ha le cinghie, un passato da alpino e una forza da bisonte! “Provate voi sulle spalle uno strumento massiccio come il mio! Per chi è flauto o clarinetto leggero, loro hanno il trillo degli uccelli che volano, loro. Io ho il bramire degli orsi! Che mi inseguono con le zampe”.
Girandosi indietro, guardandosi intorno. Dove saranno finiti tutti quanti? Fazzoletto alla mano. Cartina sulla fronte. Intrisa di sudore, sentieri come fughe sfuggono.
Così gridare OH! Echi di funky, quasi fosse James Brown dall’altra parte della valle.
È già mezzogiorno, fermati a mangiare il formaggio. E l’ultimo paese passato alle due. E l’ultima persona salutata alle tre. E sono le sei. Tornare? Per dove? Nulla nelle vicinanze. Una baita! E arriva sera, tre archi in fondo all’orizzonte accordano il tramonto. Bassotuba cerca delle botti dove nascondersi, senza che arrivino le botte, senza che rotolino giù dall’alpe. Non trova i passi di focaccia lasciati dagli altri banditi. Disperato, tra sognali e maschere di legno, porta sprangata, entra in una cantina labirinto, ha paura e allora suona. Rimbomba il suo richiamo, perde il tempo, arriva il Minotauro. Si guardano.
Ululati, è l’alba, il gallo di Chicchirichì e gli abitanti del paese ad aspettare la santa liberatrice delle prigionie, Naima la meravigliosa, suonata in processione dalla Banda zoppa di un componente.
Ispirato a Contrada Chiavicone di Vinicio Capossela, 1996
Racconto e collage di Paolo Negri
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