Asilanti, a Varese non c’è posto per loro
Varese – Nel 2002 sono arrivati in trecento e duecento si sono fermati. Caritas e Acli lanciano un appello: «L'amministrazione comunale collabori, noi non sappiamo più come aiutarli»
Una “penosa trafila” che stanca e più di ogni altra cosa umilia.
Umilia chi ha già pagato e cerca un modo per lasciarsi alle spalle un destino di persecuzione e povertà. Arrivano in Italia, o in altri Paesi, e appena varcano il confine si affrettano a chiedere asilo politico. E lì comincia la seconda parte del viaggio verso l’ignoto.
Una denuncia di questa situazione, l’ennesima, arriva questa volta dalle Acli.
«L’amico Giuseppe Marchini, direttore del Centro prima accoglienza immigrati Caritas Migrantes di Varese, ci ha illustrato in modo sintetico ed efficace la “penosa trafila” alla quale sono soggetti i profughi che arrivano allo scalo di Malpensa» si legge in un documento firmato dalla Presidenza provinciale delle Acli.
«Un iter interminabile che si prolunga nel tempo mediamente fino a 20 mesi dal momento dello sbarco, a quello della possibilità di accedere ad un primo lavoro in regola.
Per tutti questi mesi il 90 % di loro, dopo un breve periodo di ospitalità sono obbligati a sopravvivere “arrangiandosi” in merito al cibo, al lavoro, all’alloggio».
Non c’è da stupirsi quindi che spesso finiscano “preda” di gente senza scrupoli che li costringe a lavorare in nero, senza garanzie, senza il rispetto di nessuna norma e per un pugno di denaro.
«Nel 2002 le persone arrivate a Varese come asilanti sono state 300 – spiega Giuseppe Marchini – Un numero altissimo rispetto alla disponibilità di accoglienza della nostra provincia. Cento erano solo in transito ma resta il fatto che duecento si sono fermate.
Il nostro centro può ospitare solo dodici asilanti ma quest’inverno, non lo nascondiamo, abbiamo fatto dormire alcuni di loro per terra su materassini nella sala televisione, sfidando la legge. Ma che cosa possiamo fare?
Il centro di via Pola dà ospitalità solo agli asilanti che vengono accompagnati dalla Questura; e gli altri?.
Il problema non viene affrontato seriamente, non c’è niente da fare. E noi non sappiamo più a che santo votarci».
Ma qualche passo, anche se piccolo è stato fatto .
«Nelle scorse settimane il Consiglio Comunale di Varese ha approvato un emendamento al Bilancio di previsione del 2003, proposto da Carlo Nicora che inserisce Varese nel Piano nazionale di assistenza per gli asilanti – dice ancora il documento delle Acli.- Nel prendere atto del positivo emendamento approvato, sollecitiamo e incoraggiamo l’amministrazione comunale, affinché non resti un gesto isolato, ma diventi operativamente il primo dei passi indispensabili a livello di governo locale per trovare una soluzione più “umana” e giusta sul problema del lavoro, dell’alloggio, della tutela della salute, garantendo i diritti nel rispetto dei doveri, togliendo gli asilanti da quella situazione di precarietà, che oltre ad umiliare le persone, rappresenta una oggettiva provocazione continua verso l’illegalità».
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