Montezemolo: stop con le diagnosi, la terapia inizia da Varese

Il presidente di Confindustria è intervenuto all’assemblea generale degli imprenditori varesini

«Varese è un’area industriale tra le più importanti del Paese. Oggi da qui deve venire un segnale di fiducia forte, perché la fase delle diagnosi è finita. Da Varese deve iniziare la terapia».
Nel giorno dell’assemblea generale dell’Unione industriali della provincia di Varese, in una Sala Napoleonica delle Ville Ponti gremita all’inverosimile, il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, assegna agli imprenditori varesini un ruolo di grande responsabilità.
Montezemolo condivide in toto la rotta tracciata dal presidente di Univa, Alberto Ribolla, tesse le lodi dei varesini che lo hanno preceduto e di chi, come Marino Vago, oggi lo affianca nel delicato ruolo di riorganizzazione dell’associazione.

Una relazione poco formale, a tratti intimista, fatta di battute e incitamenti appassionati, segno di un’evidente familiarità con il mondo imprenditoriale della nostra provincia. Secondo il presidente di Confindustria sono cinque i nodi da sciogliere per rilanciare l’economia italiana: semplificazione della burocrazia e delle procedure, concorrenza, istruzione, innovazione e ricerca, infrastrutture. A cui aggiunge per la chiusura del cerchio: la lotta all’evasione fiscale e il reperimento delle risorse per finanziare lo sviluppo. «Soldi che andrebbero chiesti a quei quattro milioni di italiani che non pagano le tasse».

L’impresa per crescere e svilupparsi ha bisogno, quindi, di un contesto, che in Italia sembra mancare e che alla fine rende l’imprenditore un eroe «solo e coraggioso».

Montezemolo non dimentica le responsabilità degli imprenditori  a cui chiede uno scatto di orgoglio e soprattutto il ritorno ad un ruolo di “borghesia industriale” che si deve tradurre in investimenti per la crescita, il lavoro e la produzione. «Le colpe non sono sempre al di fuori delle nostre aziende. La Francia ha mantenuto i livelli di export, la Germania li ha aumentati, segno che noi dobbiamo rimboccarci le maniche».  Il numero uno di Confindustria non risparmia una stilettata agli investimenti speculativi e immobiliari, che troppo spesso distolgono gli imprenditori dalla loro missione originale e originaria.

Ripete in sequenza tre volte la parola ricerca, perché «Il Paese che non investe in ricerca non pensa al futuro», a cui aggiunge quale fattore strategico – condividendo l’intervento del sociologo Aldo Bonomi – la capacità di coalizzare le forze vitali presenti sui territori. Le imprese, le istituzioni e le università devono, dunque, dialogare e collaborare per dare vita ad un modello di capitalismo territoriale su cui andrebbe misurata la competitività, cosa che già avviene in Francia quando vengono stilate le classifiche dell’economia globalizzata.

Montezemolo non vuole strumentalizzazioni politiche e se da una parte apprezza lo sforzo tardivo del taglio dell’irap, dall’altra ammonisce a non lasciarsi andare a battaglie di retroguardia quando si parla di Cina e soprattutto di Europa. «La politica va guardata in termini di rispetto, anche se i suoi  tempi sono ben lontani da quelli dell’impresa e dell’economia. Su alcune dichiarazioni politiche in tema di Europa, Sergio Leone ci avrebbe fatto un film “Per qualche voto in più”».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Giugno 2005
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