All’assemblea di Univa contestato Epifani

Il segretario della Cgil è stato interrotto durante la sua replica alla tavola rotonda. Montezemolo ha ricucito "lo strappo" dopo che il sindacalista aveva rinunciato a terminare l'intervento

Non lo hanno fischiato, ma la contestazione è stata chiara. Guglielmo Epifani,  nella sua replica finale alla tavola rotonda dell’assemblea di Univa, ha deciso di non terminare il suo intervento. Un momento di attrito dovuto a un tema caldo quale quello delle responsabilità del sindacato e dei diritti e doveri dei lavoratori. Nella sua relazione di apertura dei lavori il presidente Alberto Ribolla aveva indicato tre grandi elementi che sono le “leve del cambiamento”. Innovazione, internazionalizzazione e lavoro rappresentano gli elementi qualificanti per lo sviluppo e per la vita delle imprese. Su questo erano chiamati a confrontarsi Pasquale Pistorio, vice Presidente per l’innovazione, la ricerca e per l’Europa di Confindustria, Giorgio Squinzi, amministratore Unico Mapei Spa e Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil. A moderare la tavola rotonda era presente Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole 24ore.

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Si era iniziato con una domanda riguardante le proprie competenze e al suo turno Epifani aveva voluto puntualizzare che condivideva la tesi che “flessibilità e precarietà non sono la stessa cosa e non sono sovrapponibili”. La lettura però che il sindacato da a questi temi è diversa da quella degli imprenditori. “Intorno alla precarietà, – ha affermato Epifani, – sta crescendo un grave allarme sociale e quello che maggiormente preoccupa è l’incertezza del futuro. La legislazione del lavoro va riscritta e stupisce che sia proprio Confindustria a levarsi a difesa della legge 30 quando questa è utilizzata dal manifatturiero per una percentuale bassissima che riguarda il 5% del totale. Ho l’impressione che su alcune leggi ci siano più atteggiamenti di parte che un’analisi delle reali opportunità che portano”. Quando Epifani ha portato alcuni esempi riguardanti servizi ed enti pubblici la platea ha molto rumoreggiato esprimendo un chiaro dissenso dalla posizione del segretario.

A poco è servito che Epifani ponesse al centro dell’attenzione anche le questioni legate alla produttività. “È vero che c’è qualcosa che non va nel nostro sistema. Una ragione è da ricercare nella relazione tra tempo ed impresa. È vero che l’impresa vive una fase delicata perché è cambiato il rapporto con il tempo. Oggi questo non si ammortizza più e ciò rende sempre più precaria anche la vita dell’impresa, ma questa non deve scaricare sul lavoro questa preoccupazione”. Un altro passaggio questo poco gradito dalla platea. Questa poi si è fatta sentire, senza fischiare, ma rumoreggiando quando Epifani replicando a Pistorio che aveva sottolineato come “alla cultura dei diritti che va difesa con i denti dovrebbe corrispondere una cultura dei doveri” ha affermato che su questo la Cgil ha sempre fatto la sua parte. Il segretario stava spiegando che a partire dal dopoguerra i lavoratori avevano difeso le proprie fabbriche, ma non è riuscito a continuare. A nulla è valso l’intervento di Ferruccio De Bortoli, evidentemente in imbarazzo, che ha tentato di ridare la parola a Epifani. Il segretario della Cgil ha preferito terminare così a metà la propria replica. Un episodio che non si era mai verificato in un’assemblea di Univa. Una contestazione che ha messo a nudo alcune differenze culturali ancora forti.
Epifani è comunque rimasto all’assemblea fino alla sua conclusione ascoltando tutto l’intervento di Montezemolo che proprio alla fine del discorso ha ricucito “lo strappo” invitando il segretario della Cgil a discutere insieme delle nuove regole delle relazioni industriali perché comunque la coesione sociale resta un valore di fondo irrinunciabile. I due hanno poi proseguito la loro conversazione durante il pranzo a villa Andrea alla fine dei lavori.

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Pubblicato il 05 Giugno 2006
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