Udienza preliminare a settembre per il “re di Portogallo”
Due richieste di patteggiamento e quattro riti abbreviati per la vicenda del sedicente "re di Portogallo" Rosario Poidimani e dei coimputati, accusati di varie truffe
Appuntamento al prossimo 20 settembre per la saga giudiziaria del "re di Portogallo" "dom" Rosario Poidimani e dei suoi coimputati. La vicenda prese il suo avvio nel marzo scorso con l’arresto dell’uomo, che aveva acquisito anni fa l’altissimo titolo nobiliare (qui alcune immagini scannerizzate dei documenti con cui Maria Pia di Braganza gli cedeva i diritti, già ampiamente contestati, sul trono portoghese) e di altre sette persone: per tutti l’accusa era di aver preso parte ad una serie di truffe alla banca Carige e a vari privati.
Nella giornata di venerdì 20 luglio si è svolto presso il tribunale di Busto Arsizio l’incidente probatorio richiesto dal pm Giovanni Polizzi, che ha definito «soddisfacente» l’andamento dell’udienza odierna. A conclusione di una giornata in cui sono statia scoltati nove dei dodici imputati complessivi (ad eccezione proprio di Poidimani, del suo "ministro degli esteri" Roberto Cavallaro e del suo "console" a Gallarate Ugo Gervasi), alcuni dei quali si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, si sono definite anche le relative scelte processuali delle difese. Pertanto il 20 settembre prossimo andranno all’udienza preliminare Poidimani, Gervasi e Cavallaro insieme a Pietro Orlandi, Fabrizio Bellora e Leonardi; hanno scelto il rito abbreviato Filippo Ripamonti, Bertaglia, Poddighe e Michelin. Si propone il patteggiamento invece per Roberto Resini, ex direttore della filiale Carige di Gallarate (proposta di 3 anni e 4 mesi, che il gup Donatella Banci dovrà valutare) e F.M. (proposti un anno e 10 mesi di pena).
L’incidente probatorio ha visto in particolare quest’ultimo rendere una testimonianza utile, "cantando" ma non certo sulle note del fado portoghese. L’uomo, che aveva un’attività nell’ambito della sicurezza, è stato messo a mal partito dalla vicenda: asserisce di essere stato coinvolto in buona fede, convinto della validità dei titoli del Poidimani – tano più dopo aver visto una foto in cui il sedicente re di Portogallo era ritratto con il Papa, pare infatti che questi avesse buoni agganci in Vaticano. Solo successivamente F.M., dopo esersi svenato per creare e mantenere la struttura "consolare" di Gallarate dietro la vana promessa di poter espandere il suo business con il coinvolgimento di personaggi importanti fino a potersi occupare della sicurezza di Malpensa, avrebbe cominciato a nutrire qualche leggerissimo sospetto. Mentre l’uomo per cautelarsi cominciava a prendere meticolosamente nota di quanto accadeva (fatto assai utile alle successive indagini, e che alleggerisce la sua posizione), la "Real Casa" insediata a Vicenza fin dagli anni Novanta continuava a vendere titoli onorifici, con tanto di partecipazione del Poidimani ad un convegno in quel di Agrigento e spedizione umanitaria in Montenegro in aiuto ai profughi dei conflitti balcanici. Il tutto "aiutato" dai "passaporti diplomatici" quantomai improbabili che facevano parte dell’armamentario riscontrato dagli inquirenti presso le sedi di questo preteso regno di Portogallo in esilio. Oggetti che in un caso sono costati cari: una donna facente parte del cosidetto "consolato" di Pogliano Milanese, fermata sull’A7 dalla Stradale e trovata in possesso di lampeggiante, palette e targhe diplomatiche, è stata deferita al tribunale di Genova.
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