Rapita, violentata e umiliata: in carcere i suoi aguzzini

La cruda vicenda di una giovanissima rumena si è conclusa con l'arresto di due suoi connazionali. Un trentanovenne con un piercing sottopelle sul pene l'autore della violenza

L’hanno rapita, violentata e umiliata per una notte e un giorno. La cruda vicenda di una giovanissima rumena poco più che ventenne si è conclusa con l’arresto di due connazionali: Gheorghe Navodaru di 38 anni, latitante dal novembre 2008, condannato a 9 anni in primo grado dal tribunale di Torino, corpo ricoperto di tatuaggi e un piercing sottopelle sul pene come segno distintivo, e Catalin Troncas di 26 anni con piccoli precedenti a suo carico. I fatti, ricostruiti dagli uomini della Polizia di Stato di Gallarate comandati da Franco Novati e coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Busto Arsizio Luca Gaglio, si sono verificati tra venerdì 16 e sabato 17 gennaio.  

 

La ragazza, che si prostituisce da tempo sulla strada, è stata prima avvicinata dai due, visibilmente ubriachi, in una zona periferica della città dei due galli: al suo rifiuto, giustificato dalla preferenza della giovane per i clienti italiani, i suoi connazionali l’hanno caricata a bordo di un’auto e portata in un parcheggio di fronte ad un condominio di via XXII Marzo (foto). Il volto della giovane è stato coperto da un cappello di lana per non farle riconoscere il luogo dove è stata trascinata: per tutta la notte è stata trattenuta nell’auto, fino a quando, ormai all’alba, è stata portata nell’appartamento di Catalin Troncas, dove il ventiseienne vive con la moglie e un figlio di 3 anni. I due rumeni hanno umiliato la giovane, facendola ballare nuda e minacciandola di venderla ad un’organizzazione criminale di Torino. Gheorghe Navodaru ha anche abusato sessualmente della ragazza, mentre il suo socio dormiva nella stanza attigua del bilocale, probabilmente insieme alla moglie e al figlioletto.  

 

La ventenne è però riuscita a fuggire intorno alle 12 di sabato mattina (17 gennaio) mentre i suoi aguzzini sono stati distratti dall’arrivo del padrone di casa, un italiano, salito nella casa affittata al rumeno per riscuotere il canone mensile. La ragazza è riuscita a scappare, riappropriandosi della propria borsetta (dalla quale erano stati prelevati i soldi dell’incasso giornaliero dai suoi aguzzini) e delle chiavi dell’auto, all’interno della quale aveva lasciato il cellulare. Subito ha chiamato una collega rumena che l’ha portata al sicuro fuori provincia. Il giorno successivo, domenica 18 gennaio, la giovane ha avvertito un agente della Polizia di Stato di Gallarate, conosciuto in passato in occasione di una rapina subita. Da lì sono partite le indagini che hanno portato al riconoscimento dei due malviventi e alle irruzioni nelle rispettive case nella tarda serata di martedì 20 gennaio.  

 

Troncas (foto sotto), ufficialmente piastrellista con piccoli precedenti a suo carico per furto e reati contro il patrimonio, è stato fermato nell’appartamento di via XXII Marzo. Navodaru è invece stato trovato in una casa di via Sciesa dove era ospitato da una parente: il suo tentativo di fuga, con tanto di salto dalla finestra (al piano rialzato) è finito con una frattura alla tibia ridotta in ospedale a Gallarate. Per entrambi si è rilevata chiave la descrizione della ragazza rapita e violentata, il cui racconto ha trovato numerosi riscontri. Navodaru, responsabile della violenza sessuale, ha mostrato un documento rumeno con la sua foto ma generalità false: solo le impronte digitali hanno permesso di risalire alla vera identità dell’uomo, latitante dal novembre 2008, condannato a 9 anni in primo grado dal tribunale di Torino per reclutamento, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di connazionali, anche minorenni, nonché favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reati commessi in Piemonte nel 2005: da qui il credito nei confronti delle minacce mosse alla ragazza. L’uomo, fuggito in Romania e tornato da poco in Italia, ha il corpo ricoperto di tatuaggi “caratteristici” (santi, croci, stelline, volti di donna e molto altro) ed è stato riconosciuto anche per un altro “sadico” particolare: un piercing sotto pelle sul pene, una sorta di catenina protuberante che lo stesso Navodaru ha raccontato alla giovane mentre la violentava di essersi fatto incidendosi l’organo sessuale da solo in carcere in Romania per dimostrare la propria virilità. Entrambi sono stati arrestati con l’accusa di sequestro di persona e rapina, mentre a carico del trentottenne pesa anche l’accusa di violenza sessuale.

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Pubblicato il 21 Gennaio 2009
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