“Chirurgia umanitaria” in Ghana

Tanto lavoro ma grande accoglienza per la equipe del professor Campanelli, ordinario di chirurgia generale all'UnInsubria e specialista in interventi di ernia della parete addominale. “Ci vedevano come se portassimo acqua”

La medicina nel Terzo Mondo non è solo quella di Emergency o Médicine Sans Frontière: non solo feriti di guerra o grandi emergenze, insomma. A volte si tratta di operare per problemi tutto sommato banali, ma che la mancanza di strutture sufficienti rendono intrattabili. Un esempio è la missione in Ghana del professor Giampiero Campanelli, ordinario di Chirurgia generale all’Università dell’Insubria di Varese, che vive e opera a Milano e a Castellanza presso la Multimedica Santa Maria dove dirige l’unità di Day Surgery. Campanelli è specialista in interventi di ernia della perete addominale ed inguinale: con la sua equipe ha svolto un periodo di lavoro nel Wenchi, un’area rurale del paese dell’Africa occidentale.

“Abbiamo avuto un’accoglienza splendida, e proprio nella settimana in cui sono stati rapiti i medici nel Darfur. Noi, invece, siamo stati visti come una salvezza, accolti come se avessimo portato l’acqua. Questo deve farci comprendere quanto in Africa ci sia bisogno di noi medici”. Il professor Campanelli  invita la comunità medica a non lasciarsi intimorire dal rapimento dei medici avvenuto in Darfur giorni fa: i bisogni sono tanti,d a un capo all’altro dell’immenso continente. “Abbiamo lavorato dalle 7 del mattino alle 7 di sera, operato 40 persone tra adulti e bambini in un ospedale primitivo con sale operatorie dai sistemi di sterilizzazione rudimentali, abbiamo aiutato la gente per strada. Quando si è sparsa la voce del nostro arrivo, abbiamo ricevuto richieste di aiuto ovunque e per diversi tipi di patologie. Abbiamo così deciso di fare il maggior numero di visite e consultazioni possibile”.

Per il professor Campanelli è la sesta missione umanitaria: quattro nella Repubblica Dominicana e due in Africa. Questa volta la scelta è ricaduta su una zona completamente rurale del Ghana, a 7 ore di auto dalla capitale Accra: il Wenchi. L’area è popolata da 150mila abitanti che per la maggior parte vivono in umili abitazioni di legno e fango e sono prive di ogni assistenza sanitaria moderna. Di fatto, il 90% dei malati non viene curato e la fascia più colpita è quella giovanile. E il Ghana non è poi nemmeno povero, per gli standard africani.

“L’ernia in Ghana, per diffusione, è la seconda malattia e ha un enorme impatto sanitario ed economico. Questo si traduce in un alto tasso di mortalità pari al 10% e nell’impossibilità di svolgere la principale attività del Paese che per il 55% è l’agricoltura. Abbiamo sfruttato al massimo il tempo che avevamo a disposizione, ma sarà necessario per molti anni effettuare un alto numero di interventi per eliminare la quantità enorme di casi accumulati. Abbiamo operato bambini soprattutto ai testicoli, ad ernie addominale ed ombelicali. Gli adulti per idroceli, varicoceli e ricostruzione della parete addominale. La scelta di tornare per la seconda volta in Ghana è motivata dal fatto che è ormai necessario fronteggiare un dramma purtroppo ancora ignorato. Il Governo non prevede l’ospedalizzazione e quindi sono veramente pochi quelli che a pagamento possono farsi operare”.

A due anni dalla prima missione in Ghana, nella città di Takoradi, il Professor Campanelli sottolinea i primi risultati e la soddisfazione per un grande progetto realizzato grazie alla campagna di solidarietà europea: il centro chirurgico nell’ospedale di Takoradi, realizzato nell’ambito dell’Hernia Project, è oggi diventato il punto di riferimento di tutte le missioni umanitarie dei paesi europei aderenti alla European Hernia Society. “Ogni anno vengono promosse sei o sette delegazione di medici dall’Europa verso il Ghana poiché grazie al nostro progetto è stato individuato un canale attraverso il quale portare il proprio aiuto” conclude Campanelli.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Marzo 2009
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