Parte la lista unitaria dei comunisti per le elezioni europee
"C'è un grande bisogno di sinistra, serve un progettivo alternativo e anticapitalista. Nessun tatticismo per superare lo sbarramento del 4%"
Riceviamo e pubblichiamo
Si è tenuta oggi a Varese la conferenza stampa per la presentazione del simbolo e della lista unitaria che correrà alle prossime Elezioni europee.
Come Rifondazione Comunista, nel Congresso di questa estate, abbiamo impedito lo scioglimento di Rifondazione. Abbiamo detto: ci vuole unità della sinistra a partire da Rifondazione e non già attraverso il suo scioglimento. Unità quindi non con un processo di annessione di altri partiti e soggetti politici, bensì un ragionamento e un percorso comune ispirato all’unità.
Il simbolo e la lista che oggi presentiamo sta a testimoniare che quella scelta è divenuta realtà.
Rifondazione, Comunisti Italiani, insieme a Socialismo 2000 di Cesare Salvi e all’associazione dei Consumatori Uniti, presentano quella che non è solo una alleanza elettorale ma un progetto che proseguirà dopo il voto alle Europee.
I due partiti comunisti divisi fin dal lontano 1998, oggi si lasciano alle spalle quella divisione non più giustificabile e rimettono in pista le ragioni di una lista dichiaratamente anticapitalista, di fronte alla crisi del capitalismo che oggi colpisce così duramente il mondo del lavoro.
Da questa crisi il mondo del lavoro può uscirne in piedi solo e solamente con un progetto di sviluppo alternativo a quello messo in campo dallo stesso capitalismo nel corso di questi anni, oggi pesantemente fallito.
Un progetto quindi tutt’altro che ispirato dalla necessità di superare lo sbarramento del 4% voluto da Veltroni e regalatogli da Berlusconi, perchè niente che si metta insieme con l’unico scopo di superare uno sbarramento elettorale, ha possibilità di vincere. Lo abbiamo sperimentato con la Sinistra Arcobaleno.
C’è una forte domanda di sinistra nel Paese e in Europa, basta guardare alle manifestazioni che si susseguono negli ultimi mesi. Il primo a chiedere risposte di sinistra alla crisi è proprio il mondo del lavoro, difeso oggi dalle organizzazioni sindacali, ma privo di una sua rappresentanza nel Parlamento. Senza sinistra nelle istituzioni manca la rappresentanza del mondo del lavoro e manca l’opposizione al Governo delle destre. Il PD vi ha rinunciato in nome del dialogo con Berlusconi attraverso il Governo Ombra, Casini e Di Pietro utilizzano una strategia comunicativa più o meno efficace, ma sono privi di un progetto alternativo a quello della destra di governo.
Un conto è fare opposizione, un conto è recitare l’arte di fare opposizione.
Da qui parte oggi la prima tappa di un cammino verso una sinistra più grande, più forte, più efficace. Ce n’è bisogno, i fatti hanno dimostrato che con più arretra la sinistra, con più arretra la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Siamo nel 2009, il lavoro è precario, i salari insufficienti, le pensioni non ne parliamo. Questa non è modernità, questo è un ritorno al passato. E non c’è cosa più moderna di un programma che propone il superamento dello stato di cose attuali.
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