Dighe di laminazione del Rile: “Dieci anni di abbandono, mancano ancora i collaudi”

L'allarme del Comitato per la Difesa dei Cittadini dalle Inondazioni

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato del Comitato per la Difesa dei Cittadini dalle Inondazioni (http://cominond.altervista.org)

Alla fine degli anni ’90 sono state realizzate sul torrente Rile, a monte di Cassano Magnago, 5 dighe
in terra di altezza di oltre 5 metri, con un volume di invaso complessivo di oltre 200.000 metri cubi
di acqua.
Si tratta di dighe per la laminazione delle piene del Rile, piene che possono provocare ingenti danni
a Cassano, ponendo a rischio l’incolumità delle persone (ultimi eventi del 1992, 1995 e 2002). Con
la convenzione n° 5698 del 18/12/1996 la costruzione di queste opere idrauliche, finanziate dallo
stato, è stata affidata dall’A.I.PO (Agenzia Interregionale del fiume PO) al Comune di Cassano
Magnago.
Dighe, e relativi bacini di laminazione, sono state inaugurate ufficialmente il 6 giugno 1999, alla
presenza delle Autorità tra cui il Prefetto di Varese, il Presidente della Provincia ed il Sindaco di
Cassano Magnago.
Oggi, a distanza di 10 anni dall’inaugurazione, tali opere non sono state ancora collaudate ai
fini dell’accertamento della loro sicurezza, come è previsto dalla Legge Regionale 23/03/1998, n.
8, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di garantire la tutela della pubblica incolumità in presenza
di piccole dighe (di competenza regionale).
Eppure si sa che il rischio determinato dalle dighe minori non è direttamente proporzionale alla
grandezza dell’opera e non può essere dunque sottovalutato, particolarmente in territori con alta
densità d’insediamenti urbani. Gli effetti del crollo delle dighe di Stava, sopra Tesero, in Trentino,
nel 1985, ne sono un’eloquente testimonianza.

10 anni sono tanti.
Il Colosseo, a Roma, fu costruito in 8 anni, tra il 72 e l’80 d.C. In 10 anni, tra il 1859 ed il 1869, fu
completato il Canale di Suez, con oltre 160 km di lunghezza.
In Lombardia, negli anni 2000, in 10 anni non si è stati in grado di realizzare quei minimi interventi
richiesti per garantire la sicurezza di 5 piccole dighe e dei relativi bacini di laminazione, in modo da
poterle collaudare secondo quanto previsto dalla legge.
Perché, dopo 10 anni, manca ancora il collaudo delle dighe, ai fini della sicurezza?
Alcune delle richieste della Legge Regionale 23/03/1998, n. 8, ed in particolare, della DGR 5 marzo
2001 n° 7/3699, non sono mai state soddisfatte: Tra queste:
· manca la mappatura delle aree a rischio di sommersione in conseguenza ad un ipotetico collasso
delle dighe, necessaria al fine di attivare il Piano di emergenza comunale di Protezione Civile;
· manca lo stesso Piano di emergenza comunale di Protezione Civile.
Inoltre, in fase di approvazione del progetto delle opere da parte della Regione (DPGR n° 67978 del
20/11/1997) sin dal 1997 erano stati richiesti, ai fini della sicurezza, alcuni interventi integrativi
rispetto alle opere iniziali di progetto. Ad esempio:
· il potenziamento delle aree golenali a valle delle dighe;
· l’installazione di un sistema di monitoraggio sulle dighe, con una fonte di energia sicura presso
ogni sbarramento;
· il mantenimento di un sistema di allarme tramite sirene per l’allertamento della popolazione in
caso di esondazione del Rile;
· l’affidamento ad un gestore non solo della manutenzione delle opere idrauliche ma anche di
tutto l’alveo del Rile e delle relative sponde.

A seguito di continui e numerosi solleciti da parte del Comitato per la Difesa dei Cittadini dalle
Inondazioni, prima verbali all’Amministrazione Comunale e poi, dal 2003, scritti direttamente alla
Sede Territoriale Regionale di Varese (Struttura Sviluppo del Territorio, ex Genio Civile), solo
qualcuna delle condizioni necessarie a garantire la sicurezza delle opere è stata soddisfatta.
Ad esempio, l’area golenale a valle delle dighe è stata ampliata a oltre 50.000 mc (inaugurazione
nell’ottobre 2006). Il Consiglio Comunale ha di recente approvato uno schema di protocollo di
intesa con l’A.I.PO per l’esercizio, la manutenzione e la vigilanza dei bacini di laminazione sul Rile
e del relativo alveo (25 febbraio 2009).
Tuttavia il sistema di monitoraggio delle vasche ancora non c’è, così come non è stata eseguita
alcuna mappatura delle aree a rischio per ipotetico collasso delle dighe e ancora non esiste un Piano
di emergenza comunale di Protezione Civile.
Addirittura le sirene poste sul campanile della chiesa di San Giulio sono state da alcuni anni rimosse
e mai rimesse in efficienza.
E’ chiaro, dunque, come il collaudatore incaricato non possa ancora completare il “Disciplinare per
l’esercizio, la manutenzione e la vigilanza degli sbarramenti e degli invasi”, documento richiesto
dalla Legge Regionale, che costituisce in pratica il “libretto di istruzioni” per la gestione in
sicurezza dei bacini di laminazione, in ottemperanza alla stessa Legge.

Cosa significa la mancanza di collaudo delle dighe per la città di Cassano Magnago?
La mancanza del collaudo delle opere per la difesa del centro abitato di Cassano dalle piene del Rile
significa, innanzitutto, l’assenza di un gestore delle opere e di regole per la loro manutenzione.
Da 10 anni le vasche sono in un stato di “limbo”, in cui i soggetti coinvolti si scaricano
reciprocamente le responsabilità circa la loro manutenzione.
L’A.I.PO è ufficialmente il concessionario delle opere ma non le gestisce. Il Comune di Cassano
Magnago non è ancora il gestore e, soprattutto, non ha né la struttura operativa per la loro
manutenzione e vigilanza nè conosce le regole per farlo (il “libretto di istruzioni” non è ancora stato
scritto).
Da 10 anni le opere sono praticamente abbandonate, soggette a danneggiamento da parte di vandali
o di irresponsabili manifestazioni sportive sulle opere stesse (come è successo nel 2005 per un
raduno crossistico).
Nel frattempo, nei serbatoi artificiali si è andata accumulando una quantità rilevante di sedimenti
trasportati dal Rile, dando luogo ad una serie di problemi quali la riduzione della capacità di
regolazione dei deflussi e di laminazione delle piene, la riduzione della vita utile delle opere e la
qualità dei sedimenti stessi, con forti componenti di fogna.
Per non parlare del contemporaneo aumento dell’impermeabilizzazione dell’area collinare di
Cassano e del territorio del bacino imbrifero, con conseguente aumento delle portate di piena e
riduzione dell’efficienza dell’effetto di laminazione delle opere stesse.

In assenza di collaudo non si fa alcuna manutenzione, non solo straordinaria, ma neppure ordinaria
(pulizia degli invasi), il carico idraulico va aumentando e la sicurezza delle opere non è garantita: la
possibilità che si presentino condizioni di pericolo per l’incolumità della popolazione aumenta
continuamente.
Già nel 2002, il giorno 3 maggio, si è avuta una situazione di allarme con tracimazione della piena
dalla paratoia di uno degli sbarramenti, ed il rischio di tracimazione della stessa diga in terra, con
conseguente suo collasso. In pochi minuti migliaia di metri cubi di fango avrebbero invaso l’abitato
di Cassano.

La richiesta del Comitato

Sappiamo che le tragedie non succedono a caso. Non vorremmo tra qualche tempo trovarci a dover
dire che se fosse stata rispettata la legge Regionale Lombarda sulla sicurezza delle piccole dighe,
qualche fatto tragico “non sarebbe successo”. Se ci fosse stato un Piano di emergenza comunale di
Protezione Civile, “non sarebbe successo”. Se le Autorità di controllo avessero svolto il loro dovere,
“non sarebbe successo”. Se non ci fosse stata quella ottusa burocrazia, dietro a cui cercano poi di
nascondersi tutti, “non sarebbe successo”.
Il Comitato per la Difesa dei Cittadini dalle Inondazioni invita pertanto le Autorità competenti, la
Regione Lombardia (in particolare la Sede Territoriale di Varese – Struttura Sviluppo del Territorio,
ex Genio Civile), l’A.I.PO, l’Amministrazione Comunale di Cassano Magnago a svolgere
rapidamente il proprio compito istituzionale.
Chiediamo anche alla Prefettura di Varese di intervenire, quale rappresentante dello Stato, perché
coordini il lavoro in modo tale che, almeno dopo dieci anni, si possa garantire alle opere idrauliche
sul Rile quelle condizioni di sicurezza prescritte dalla Legge Regionale, a garanzia dell’incolumità
di tutti i cittadini.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Maggio 2009
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