Francesco Salvi e la storia che viene dall’Est
Incontenibile nel raccontare, l'attore narra le storie che hanno ispirato il suo libro: la Transilvania, i criminali nazisti nascosti, le frontiere-fantasma, una storia d'amore
Chi si aspettava un Francesco Salvi calato nei panni dello scrittore serio e impostato ha sbagliato di grosso: l’ex comico del Drive In si è presentato ancora nei panni dell’uomo di spettacolo, animato da grande verve e da una voglia di raccontare davvero incontenibile, mescolando esperienza diretta, suggestioni, storia e invenzione.
Del resto il romanzo noir scritto dall’attore, “Zeitgeist”, racconta una storia nata da un viaggio compiuto realmente. Il protagonista del libro, un attore di nome Francesco Salvi, si trova a inseguire un personaggio inquietante dalll’Italia alla Romania, finendo coinvolto in un drammatico regolamento di conti che affonda le radici nella storia del Novecento. Tragicamente assurdo ed esilarante al tempo stesso l’episodio che ha ispira la storia: «Eravamo in Transilvania, nei Carpazi, per le riprese della fiction su Bartali, ero in fissa per Dracula, stavo leggendo libri su di lui. Alloggiavo in questo albergo mezzovuoto in un paesino, sono entrato in una camera lussuosa dopo essermi annunciato e ho visto due piedi che spuntavano da sotto le coperte. Non si muovevano. Sono uscito terrorizzato e fuori dall’albergo ho trovato la polizia. L’uomo era morto per davvero. Ma è possibile? Arrivo in Transilvania e la prima cosa che trovo è un cadavere?». Episodio inquietante a parte (ma narrato con tono leggero, in pieno spirito balcanico), Salvi ha raccontato – con lo stile che gli è proprio, chiaro – la passione per i Paesi dell’Est, così diversi agli occhi dell’occidentale, misteriosi e a tratti assurdi: «la Romania, l’Ungheria, la Moldavia, l’Ucraina. La Transnistria che è uno stato che non c’è, con le frontiere messe su da un giorno all’altro. Passavo in automobile, un tizio vestito da poliziotto mi ha fermato, mi ha fatto due segni per dire che bisognava pagare per poter entrare senza visto d’ingresso. Mi preoccupo: quanto? Tre euro, se li è messi in tasca lui. Tre euro lì sono un capitale».
Frontiere assurde fatte per inseguire presunte divisioni etniche e che rievocano i fantasmi delle guerre civili balcaniche o caucasiche. Ma la storia d’Europa non è diversa: nel romanzo la Romania è lo sfondo di una vicenda inquietante, una resa dei conti tra il conte Hohne (un ufficiale SS che si è rifatto una vita nella Romania comunista) e un ex agente della Cia. I due – che si erano conosciuti e scontrati durante la guerra – coinvolgeranno Salvi in una serie di orrori che riecheggiano quelli che hanno segnato la storia del Novecento, dal nazismo alle guerre balcaniche. «Io a dire il vero non ho il gusto del macabro, della cronaca nera. Per questo non ho fatto un giallo, ma un noir: ho ripreso solo quelli che sono stati gli orrori della storia». Il libro ha più livelli, più storie intrecciate tra loro. Non c’è solo la Romania, ma anche la descrizione corrosiva del mondo dello spettacolo (italiano e non) e una storia di amore non compiuta. Ma il titolo in tedesco, forse un po’ ostico per il grande pubblico? «Zeitgeist è una di quelle parole che si imparano a scuola, significa "spirito dei tempi". Lo spirito dei nostri tempi è l’irrazionale, che va di pari passo con la paura e con un potere sempre più organizzato. E’ un titolo ostico, ma io credo che nel successo di un libro non conti il titolo, ma il passaparola».
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