Volpe assolto: non calunniò Sapone
Il "pentito" delle Bestie di satana aveva accusato Sapone, oltre ai delitti provati, di aver preso parte all'uccisione di Antonio Grasta. Sentiti in aula Mario Maccione e il suo ex compagno di cella che aveva scritto ai pm rivelando la vicenda
nei boschi di Lonate Pozzolo. Così ha deciso il giudice del tribunale di Busto Arsizio Chiara Venturi, rigettando la richiesta di condanna a tre anni del pm Baraldo. Un delitto, quello Grasta, sul quale aleggiava l’ombra della malavita organizzata della zona, quella poi scoperchiata dalle recenti operazioni di forze dell’ordine e magistratura: e si trattva, pare di un delitto cosiddetto d’onore, slegato da questioni di soldi. Ma Volpe secondo la sentenza non si è reso responsabile di calunnia, ossia non ha accusato una persona che sapeva innocente. In sostanza, avrebbe riferito agli inquirenti una cosa che era venuto a sapere, diciamo così, in buona fede. Una buona fede che gli altri componenti della banda mai gli hanno riconosciuto, continuando a sottoporlo a corrosivi attacchi per iscritto anche da dietro le sbarre del carcere.
L’udienza odierna ha visto l’audizione di Mario Maccione, il cosiddetto "medium" del branco omicida, che sta scontando 19 anni di carcere (era minorenne quando fu il primo a vibrare il coltello contro Fabio Tollis, persino ferendosi nella furia omicida), e di Sergio Lettieri, il suo ex compagno di cella, non legato al gruppo delle Bestie di satana. Lettieri, dopo aver udito raccontare da Maccione come Sapone stesso avesse parlato di una partecipazione al delitto Grasta, aveva scritto ai magistrati. Oggi ha confermato tutto quanto scritto, mentre Maccione si è trincerato come in altre occasioni dietro i "non ricordo", sostenendo di avere ricordi confusi per le droghe che assumeva all’epoca.
Il procedimento finalmente giunto oggi a conclusione chiude una lunga partita giudiziaria. Sapone non aveva proprio mandato giù l’ulteriore accusa mossagli da Volpe, oltre a quelle che gli avevano già guadagnato due ergastoli relativamente ai delitti che video il massacro di Chiara Marino e Fabio Tollis (gennaio 1998) e l’assassinio di Mariangela Pezzotta (gennaio 2004). In quest’ultimo crimine al Volpe, che aveva ferito a morte la ragazza, era subentrato poi il Sapone, secondo la ricostruzione dei fatti, per finirla a colpi di badile. Il processo intentato con l’accusa di calunnia contro Volpe, tuttavia, soprattutto mirarva a metterne a metterne in luce una scarsa credibilità che avrebbe potuto far rivedere il processo principale. Ma così non è stato. Soddisfatta la difesa rappresentata dai legali Roberta Rossetti e Fulvio Violo, non così la parte civile (quale Nicola Sapone si era costituito) rappresentata dal legale Ernesto Savio Sarno, che valuterà se ricorrere in appello.
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