“Fare un rally è come estrarre un dente”

Il suo sogno era fare il pilota, ma era troppo alto. Il destino lo ha portato a studiare odontoiatria. Un giorno nel suo studio dentistico è entrato il suo futuro navigatore e così quel sogno è uscito dal letargo

«Avevo appena sette anni quando mio padre mi portò a Monza a vedere il mio primo gran premio. Ricordo ancora il rombo delle auto, che aumentava man mano che ci si avvicinava al circuito». Per Alessandro Marchetti quello fu una sorta di imprinting, abbastanza forte per mantenergli intatto negli anni un sogno, non sufficiente per assicurargli un futuro tra i motori. Quel bambino che sognava una carriera da pilota, una volta diventato adolescente, era cresciuto troppo, troppo per pilotare bolidi e aerei. Già, perché tra le sue aspirazioni adolescenziali c’era anche la carriera di pilota aeronautico.
Oggi fa l’odontoiatra di professione e il pilota di rally per passione. «Ho iniziato con i go-kart, la prima volta mi ci portò mio padre – racconta Marchetti -. Ho continuato a correre fino ai 16 anni,  ma il mio fisico non mi permetteva di continuare. Ricordo che sui circuiti c’era una concorrenza notevole, io correvo con gente del calibro di Trulli e Fisichella. Trulli era il migliore. Sembrava che guidasse sui binari. Era perfetto, non sbagliava nulla».
Alessandro prosegue negli studi, decide di fare il dentista, ma il suo sogno di diventare un pilota di auto non svanisce, va solo «in letargo». Lui lo nutre di tanto in tanto con i giornali e l’immancabile gran premio di Formula1 visto in televisione. Il destino, però, entra nel suo studio dentistico. Un paziente scopre la sua passione per i motori e insiste perché riprenda ad alimentare il suo sogno. «Massimo – dice Alessandro – aveva una grande esperienza di rally, correva da venticinque anni e aveva più di duecento gare alle spalle. Mi ha convinto a fare la licenza per i rally, io avevo già quella per i go-kart. E così ho iniziato».
Il passo successivo, ovvero l’iscrizione alla prima gara, il "Rally dei laghi", è quasi immediato. La sua Renault Clio Rs 2000 viene inserita nel gruppo N3.
«Tra i rallysti ho trovato un bel clima, direi famigliare. Il 99 per cento delle persone che fanno parte di questo mondo sono animati da pura passione. Ti aiutano, c’è solidarietà, poca concorrenza, amore puro per la guida. Quella competizione esasperata che avevo vissuto da ragazzo sui kart, nel rally sparisce. Nessuno parte per arrivare ultimo, è vero, ma la cosa più importante è fare bene, perché la vera sfida è con te stesso».
Il "Rally dei laghi" non è un debutto semplice: tre prove speciali, tra cui il passo del Cuvignone e il Sette Termini, dove vengono a provare equipaggi che affrontano il mondiale. «Prima della prova speciale c’è paura. Non sai cosa ti aspetta, soprattutto per chi come me aveva avuto il tempo di provare la macchina solo dieci giorni prima su una mulattiera di Mesenzana. In quelle prove ho capito quanto sia importante il rapporto con il navigatore, che diventa la tua coscienza critica e a cui il pilota si deve affidare. Un rapporto di fatto simbiotico, ma necessario, altrimenti ti schianti».
Rimettersi alla guida sportiva dopo tanti anni non è una cosa semplice, ma secondo Marchetti il lavoro di tutti i giorni lo ha aiutato a ritrovarsi in questa nuova dimensione: «Ho trovato una certa assonanza con la parte chirurgica del mio lavoro – spiega il pilota/dentista –. Quando operi non puoi sbagliare nulla, dall’anestesia ai punti di sutura. Bisogna avere la giusta freddezza per affrontare le varie complicanze e soprattutto gli imprevisti. Occorre concentrazione costante per tutta l’operazione. Nella prova speciale accade lo stesso, devi mantenere la concentrazione mentale nell’arco della giornata. Non ti devi rilassare».
Sulla parete del suo studio c’è un calendario storico delle Ferrari, fermo su una foto del 1964 che riprende John Surtees su una Ferrari 158 y sul circuito di Nurburgring. «È un regalo di mio padre – conclude Marchetti – il primo ispiratore della mia passione. Il prossimo appuntamento è per la fine di agosto, l’ho già segnato. Se lo organizzeranno, si correrà la ronde della Città Giardino»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Giugno 2009
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