“Attaccare Berlusconi ora fa il suo gioco”
Rosy Bindi ospite del PD varesino all'istituto De Filippi per sostenere la mozione Bersani, replica con ironia alle parole offensive del capo del governo e ammonisce Di Pietro
«Siamo disposti a riconoscere la legittimità del governo investito della fiducia dei cittadini se e quando questo saprà dare risposte al Paese. Ma questa legittimità viene meno di giorno in giorno se l’impegno del governo è rivolto a combattere le conseguenze del conflitto d’interessi» di chi lo capeggia. Così Rosy Bindi all’istituto De Filippi di Varese. L’esponente del PD è giunta in città, affiancata dal parlamentare Daniele Marantelli e dal consigliere regionale Giuseppe Adamoli, per sostenere la mozione Bersani in vista dell’ormai imminente congresso nazionale che il 12 ottobre sancirà tramite i delegati espressi dai circoli locali gli equilibri espressi fin qui dal voto degli iscritti, con una netta preferenza maggioritaria proprio per Bersani. Il 25 ottobre sarà la volta dell’esercito dei simpatizzanti a votare tramite le primarie: un argomento su cui Bindi ritornerà nel lungo confronto con il folto pubblico del De Filippi.
A Fassino, che accusava i bersaniani di essere "contro le primarie", Bindi replica a distanza che si è semmai contro un «uso improprio» delle primarie. «Tipo lasciare che siano terreno di conquista di chi non ci vota: chi viene a votare sia registrato in un albo come nostro elettore, con nome e cognome». Come avviene in America. «Nè si possono usare le primarie per affrontare problemi irrisolti all’interno del partito»: e cita le tante sconfitte alle amministrative di candidati emersi dalle primarie. Per queste ragioni Rosy Bindi non ci sta «a sentirsi dire che "il risultato degli iscritti non conta, tanto le primarie possono ribaltarlo"». Anche perchè non pensa «che gli iscritti siano degli alieni» rispetto alla società. «Conterà più la mia parola o quella di un passante? Quella di chi si impegna giorno per giorno e dà il suo tempo e le sue capacità al PD o quella di chi si alza la domenica e va a votare?» Sui tesseramenti, un monito: «la tessera si dà chi si impegna ed è presente, non è come in passato la gara a chi ne ha date di più».
L’esponente del PD, già candidata alle primarie di due anni fa, lancia precisi avvertimenti all’indirizzo di "Tonino" Di Pietro, l’alleato le cui uscite, la cui «politica dell’urlo», non sono sempre gradite. «Trarre conseguenze immediate dal lodo Alfano, invocando le dimissioni del governo, rischia di giustificare le accuse infamanti di Berlusconi, il quale continua a ripetere che l’obiettivo di ogni azione giudiziaria è quello di non lasciarlo governare». E l’avvertimento va oltre: continuando ad «andar per prati», Di Pietro rischia di sottrarsi ad un’alleanza che è indispensabile, oltre che di far passare l’idea di trovarsi già di fatto in un regime di tipo presidenziale.
Le considerazioni di Rosy Bindi su cattolicesimo e laicità, in un partito che definisce nato dal convergere di cattolici, socialdemocratici, liberali, la vedono identificare nel senso del limite un peculiare contributo cattolico alla politica, derivante in parte dal concetto di peccato, ossia di fallibilità. Idee ovviamente non solo cristiane quelle dell’equilibrio fra poteri, riconosce, ma fondanti del cristianesimo in politica. «Il contributo dei cattolici è la lotta al cesarismo, che non è solo di destra» avverte, «in tempi di forte rischio di deriva populista e autoritaria». No al leader carismatico intorno al quale "cucire" una forza politica, quindi, sì invece ai leader scelti per portare avanti un programma, anche «colpendo senza paura interessi consolidati». Circa la laicità, citerà il Vangelo, "Date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare» dando postuma patente «liberaldemocratica» a Gesù di Nazaret. «Laicità è cercare la verità insieme, pretendere di possederla è il suo contrario. E nel PD ci confrontiamo, abbiamo trovato posizioni comuni anche sul testamento biologico, ad esempio».
Infine, circa l’ultima uscita del capo del governo a lei rivolta durante una recente puntata di Porta a Porta («è più bella che intelligente»), Bindi la prende con ironia. «Grazie dei fiori, dell’accoglienza, delle coccole che avete profuso per me» ha detto al suo uditorio dopo l’applauso con cui era stato accolto lo sdegno espresso dal comitato pro-Bersani per l’episodio . «Ma sono grata anche a Berlusconi» ha concluso fra le risate generali «perchè tutto questo è conseguenze di quella sua "gentilezza" di quella sera». E aggiungerà anche che «di Berlusconi abbiamo più rispetto di quanto ne abbia lui per se stesso».
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