«Basta chiacchiere, chi sa parli»
Dura omelia del parroco di Caiello Don Giorgio, ai funerali di Massimo De Presbiteris, l'uomo ucciso venerdì scorso a colpi di pistola
L’ultimo saluto a Massimo De Presbiteris, il 33enne ucciso a colpi di pistola sotto casa sua venerdì scorso, è durato due ore nella piccola chiesa dedicata a Sant’Eusebio nel quartiere Caiello. Il parroco Don Giorgio ha salutato i tanti parenti di Massimo, giunti a Gallarate dal paese natio di Praia a Mare. I genitori, gli zii, la sorella e i tanti amici del paese natale si sono stretti attorno alla moglie Laura e ai figli Nicolas e Sharon. Alla funzione era presente anche l’assessore ai servizi sociali di Gallarate Massimo Bongini. Tantissima la commozione e lo shock ancora vivo nella mente di tutti i presenti per la morte incredibile del loro caro, freddato da un uomo ancora avvolto nel mistero e che gira libero dopo aver lasciato dietri di sè una scia di sangue che ancora spaventa anche gli abitanti del quartiere.
Don Giorgio non ha dimenticato nell’omelia di ricordarlo, ha parlato a lungo del quartiere e delle sue denunce, anche alle autorità amministrative del paese, su come questa zona di Gallarate assomigli, a volte, ad un ghetto. Poi ha parlato del mistero e del duplice significato che la parola ha in questa situazione: «Mistero deriva da una parola greca – ha detto don Giorgio – è un’onomatopea del verso che si fa quando si tiene la bocca chiusa». Quel verso l’ha anche mimato per far capire ancora di più la pesantezza del clima, un clima che più tardi non ha esitato a definire omertoso e fatto di chiacchiere inutili attorno all’accaduto: «Le chiacchiere non servono – ha detto don Giorgio – sono inutili e dannose». L’altro mistero è quello della fede, quello che spinge l’uomo a guardare oltre la cortina della vita di tutti i giorni per rifugiarsi in dio e nella sua verità.
La chiesa gremita ha ascoltato la lunga omelia che non ha tralasciato nulla, nemmeno il cammino spirituale che la comunità sta seguendo in questo periodo. In chiusura le parole di parenti e amici hanno delineato la figura di Massimo che, come ha detto anche don Giorgio, non era quella descritta nelle chiacchiere ma quella di un uomo che lavorava e cercava di mantenere la sua famiglia tra mille difficoltà. Prima che il feretro lasciasse definitivamente la chiesa le parole della sua canzone preferita hanno riecheggiato nella chiesa, poi solo il dolore per l’ultimo viaggio ha riempito le strade di Caiello.
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