Sobrietà, la parola d’ordine della Varese che cambia
Queste e altre indicazioni per governare le trasformazioni e uscire dalla crisi sono state illlustrate nel convegno acli che ha presentato l'analisi
È una Varese che cambia profondamente e in senso non solo economico, quella fotografata dall’indagine commissionata e pubblicata dalla fondazione La Sorgente, e presentata questa mattina, 7 ottobre alle Ville Ponti con un convegno organizzato dalle Acli varesine.
Il lavoro, composto da una parte statistica e da una trentina di interviste, è stato il punto di partenza dell’incontro, e i dati e gli indici in esso contenuto hanno presentato, da un punto di vista statistico, i cambiamenti in atto: a raccontarne «solo l’indice, materialmente, degli elementi che compongono l’indagine» è stato il suo stesso autore, Mario Banfi, consulente e docente, impegnato da più di 40 anni nelle Acli.
La tavola rotonda però è andata anche oltre la fotografia della situazione sociale, che i numeri hanno mostrato essere in grande evoluzione. «Il 21 per cento dei lavoratori sta in microimprese, fatte solo da uno o due occupati. Un altro 25 per cento è in imprese tra i 3 e i 9 lavoratori: il che significa che quasi la metà della forza lavoro varesina sta in aziende sotto i 10 lavoratori. Un altro 21 per cento lavora in aziende medie, dai 50 ai 500 lavoratori, e le aziende in provincia di Varese sopra i 500 lavoratori sono solo 7» Segnala ai relatori Marco Giovannelli, direttore di Varesenews, moderatore nel confronto: numeri che la dicono lunga sulla polverizzazione dell’economia varesina.
«Il problema dimensionale delle aziende, però, è un problema innanzitutto relazionale – sottolinea Tommaso Vitale, ricercatore in Sociologia Generale all’università di Milano Bicocca – Questa situazione crea un territorio con diverse anime, che non genera abbastanza conoscenza partecipata. Il problema della provincia di Varese, stando ai numeri, non sembra stia infatti nei fondamentali economici, quanto su quelli sociali».
Per questo, sempre secondo Vitale, è necessario «Un luogo di confronto che aggreghi le diversità, secondo le indicazioni e le proposte che sono state segnalate in coda all’analisi». Il dialogo è infatti quello che manca davvero alla società varesina, anche se «Le Acli ci avevano pensato già negli anni novanta – ricorda il presidente provinciale Sergio Moriggi – Cercando di prevenire la crisi industriale attraverso un percorso comune per gli artigiani. Lo disse, ricordo da un palco di assemblea nazionale il presidente Bianchi. Ma allora dissero no, grazie. Era una proposta fin troppo avanzata».
Già la crisi: anche i numeri possono dare elementi per affrontare un momento dopo il quale «Nulla sarà come prima» come solennemente ha segnalato il sindaco di Varese Attilio Fontana nel suo saluto iniziale o «semplicemente questa crisi è una di quelle di cui il capitalismo vive» come ha provocatoriamente risposto il sociologo Aldo Bonomi?
Certamente, è una situazione che non può essere affrontata con gli stessi strumenti di sempre. E’ la società stessa, infatti, che è cambiata, anche demograficamente, in senso profondo: «Negli ultimi cinque anni la nostra provincia è aumentata di 42mila unità: 20mila residenti e 22mila stranieri. – ha ricordato, spulciando tra i numeri più significativi della ricerca, Giovannelli – I lavoratori, da cinque anni a questa parte, sono solo 20mila in più, mentre i pensionati in più sono 36mila. Il che significa che questo territorio sta subendo una profonda mutazione dal punto di vista economico e lavorativo. E’ tutto un altro territorio rispetto a prima».
La nuova situazione va affrontata però, innanzitutto, con una parola che sembra desueta: sobrietà. Primo punto delle proposte operative della ricerca, il termine è stato ricordato anche da Vitale: «La sobrietà in questo caso è una forma di saggezza. E’ quel realismo che ti fa fare i conti con le possibilità che hai a disposizione». Le possibilità che esprimono i numeri, ma anche il dialogo tra le parti non solo economiche di una società che diventa di anno in anno sempre più complessa e differenziata.
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