Tiziano da Palazzo Te al Pirellone

Da giovedì 18 febbraio a domenica 21 marzo nell'Artbox

Il Ritratto di Giulio Romano di Tiziano Vecellio, un olio su tela di proprietà della Regione Lombardia e della Provincia di Mantova (in deposito presso il Museo Civico
di Palazzo Te di Mantova) sarà esposto da giovedì 18 febbraio a domenica 21 marzo nell’Artbox del Palazzo Pirelli, allestito nel contesto dell’evento "La Regione dà luce all’arte".
Il capolavoro di Tiziano prenderà, per così dire, il posto del San Benedetto di Antonello da Messina in questo spazio esclusivo, che mette il visitatore a tu per tu con l’opera d’arte. L’Artbox ha già ospitato Il Ritratto della contessa Teresa Zumali Marsili con il figlio Giuseppe di Francesco Hayez dal 3 dicembre al 10 gennaio e accoglierà il Ritratto di Carlo Carvaglio di Mario Sironi dal 25 marzo al 25 aprile.
Avviata lo scorso 3 dicembre, l’iniziativa "La Regione dà luce all’arte" comprende, oltre all’Artbox, una mostra con 22 capolavori dell’arte rinascimentale e barocca provenienti dal patrimonio degli ospedali lombardi (Giovanni Cariani, Moretto da
Brescia, Romanino, Giovanni Battista Moroni, Camillo Procaccini, Fra’ Galgario tra gli altri), aperta gratuitamente fino al 28 febbraio.
Dal giorno dell’apertura fino a ieri sono state circa 7.500 le persone che hanno visitato la mostra e l’Artbox. Molti gli studenti ma numerosi anche i semplici cittadini o i turisti (non solo italiani) che non hanno voluto mancare all’appuntamento con
l’arte al Palazzo della Regione.
Dal 2 all’8 dicembre inoltre, i quadri della mostra o loro particolari sono stati proiettati sulla facciata del Palazzo Pirelli.
"A due mesi e mezzo dall’avvio di questa iniziativa – commenta il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni – con la quale abbiamo invitato i cittadini a godere l’arte e la bellezza all’interno di un’altra opera d’arte che è il Palazzo Pirelli, si può già tracciare un bilancio molto positivo. L’alto numero dei visitatori e l’interesse che ha suscitato questo evento ne dimostrano la piena riuscita".
"Con questa iniziativa – prosegue Formigoni – abbiamo voluto mettere a disposizione di tutti un patrimonio di bellezza e di arte di altissima qualità, recuperando i capolavori, spesso poco conosciuti, degli ospedali lombardi. I cittadini hanno dimostrato di condividere e apprezzare il nostro lavoro indirizzato a recuperare e rendere fruibile questa ricchezza, anche in forme nuove". Si tratta di un patrimonio che conta oltre 20.000 oggetti, di cui 8.000 dipinti, oltre ad archivi, biblioteche e altri importanti manufatti.
Non è la prima volta che il Palazzo Pirelli viene utilizzato per ospitare eventi culturali. Il 4 aprile del 2008 lo stesso Formigoni ha inaugurato una mostra dedicata all’arte degli anni ’50 con le opere provenienti dalla collezione di Domenico Talamoni. A luglio dell’anno scorso, sono state invece ospitate due mostre fotografiche (una dedicata all’acqua e l’altra allo stesso palazzo Pirelli) e, al 26mo piano, una Annunciazione di anonimo del ‘500 (due statue in legno dorato e policromo).

Il ritratto di Giulio Romano di Tiziano Vecellio – Il capolavoro, pervenuto ai Gonzaga dopo la morte del figlio di Giulio Romano (1562), appare nelle liste predisposte dal mercante tedesco Daniel Nijs per Carlo I d’Inghilterra tra 1626
e 1627. Nella redazione dell’inventario delle collezioni di Carlo I, esistente presso il Victoria and Albert Museum, risulta già correttamente riferito a Tiziano, il cui nome nei successivi passaggi di proprietà non sarà più messo in dubbio.
La tela subì numerose peripezie nel corso degli anni. Verso la fine del Settecento viene segnalato a Rossie Priory in Irlanda tra i beni artistici di George, settimo Lord Kinnaird, e lì vi rimase fino all’asta degli stessi, che immetteva il dipinto in
un circuito mercantile che attingeva alle raccolte della famiglia filippina Marcos, la cui catastrofe politica consentiva l’intervento congiunto della Provincia di Mantova, della Regione Lombardia e della Fondazione Cariplo che riconsegnava il
capolavoro all’Italia.
Una volta accertata come veritiera l’identità dell’effigiato e la paternità tizianesca del dipinto, rimase aperto il dibattito intorno alle circostanze, non solo cronologiche, dell’esecuzione del quadro, generalmente datato intorno al 1536. Si giunse a
questa conclusione sia per argomenti di ragione stilistica – le consonanze con capisaldi della ritrattistica tizianesca del quinquennio 1536-1540, dal Ritratto di Francesco Maria I della Rovere alla Allocuzione di Alfonso d’Avalos del Prado – sia di ordine esterno collegate alla decisione di Federico Gonzaga d’allestire "in castello", nei nuovi appartamenti ducali, un "camerino" ove fossero esposte le effigi pittoriche di undici imperatori romani. L’impresa aveva avuto inizio proprio nel 1536; in questo
caso, se Giulio Romano ne assumeva la responsabilità architettonica e decorativa, già il 10 luglio di quello stesso anno Tiziano si era impegnato ad eseguire "li retratti delli Imperatori", che collocherà nel "camerino" nel 1540 – anno in cui il cadorino è effettivamente documentato a Mantova.

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Pubblicato il 16 Febbraio 2010
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