“In Calabria tanta gente onesta deve tenere la testa bassa”
Il gruppo di giocolieri e teatranti La Gurfata ha incontrato gli studenti di ITC Tosi e liceo Candiani. Patrizia Prestia racconta l'esperienza quotidiana nella Locride: "Il vero problema, più ancora che i boss, sono le amministrazioni locali"
La Gurfata si presenta ai ragazzi di tre classi quinte dell’ITC Tosi e a una terza del liceo artistico Candiani, raccogliendo simpatia e applausi. I giocolieri venuti da Locri, dalla terra dei gelsomini, del mare luminoso e, purtroppo, dei "morti accisi" di ‘ndrangheta, sono giunti a Busto Arsizio nell’ambito di un tour della durata di alcuni giorni che li vedrà impegnati in incontri e appuntamenti. Quello di stamane era previsto nel progetto "adottaunaclasse" lanciato mesi fa dal Comitato antifascista. «Iniziativa coinvolgente quella della Gurfata, perchè sviluppa queste tematiche attraverso la creatività, e i ragazzi sono apparsi davvero incuriositi da questo approccio» riporta Emanuele Marcora per l’istituto, che ha raccolto l’appello di "adottaunaclasse" facendone parte integrante del suo lavoro su Cittadinanza e Costituzione. Materia vista attraverso la lente dei fenomeni del malaffare e della violenza criminale, ma anche delle risposte sociali a questa sfida di enormi proporzioni, che ormai non è più limitata al solo Meridione ma da decenni, e da molto vicino, riguarda anche noi.
«E che segnali arrivano dalla politica?» commenta Patrizia Prestia, l’instacabile animatrice di questo gruppo di ragazzi della Locride. «Arriva il segnale che delinquere conviene, che tanto fra sentenze miti, presscrizioni facili eccetera, te la cavi. Invece deve convenire l’onestà». Patrizia ha parole di altissima lode per un uomo della Locride come il procuratore Nicola Gratteri, forse il massimo esperto di ‘ndrangheta e fenomeni collegati, analista acuto delle distorsioni dei sistemi penale, economico, amministrativo che fanno prosperare il malaffare. «In Calabria di gente onesta ce n’è e pure tanta, ma è costretta a tenere bassa la testa, non trova spazi d’espressione. Del resto, se nel consiglio regionale risultava ad un certo punto un 60% di indagati per reati vari… che cosa arriva alla gente?». Verrebbe da piangere, ma la Gurfata (che in dialetto locale sta per la raffica di vento) vuole fare ridere. «Se ti rubano qualcosa e piangi, hai perso qualcosa, se ti rubano qualcosa e ridi hai tolto tu qualcosa al ladro»: e sembra di risentire "Ho visto un re" del milanese doc Jannacci, canzone ricca di ironia e di temi da tempo rinnegati da questa società.
I ragazzi della Gurfata, spiega Patrizia, sono delle provenienze più disparate: per la cooperativa sono passati ragazzi normalissimi e figli di famiglie ‘ndranghetiste. Uno di quelli "passati" per qualche tempo per la Gurfata è finito ammazzato, hanno avuto la buona creanza di aspettare che diventasse maggiorenne poi a diciott’anni l’hanno trucidato, naturalmente in una data non scelta a caso perchè quando si tratta di faide, di far sparire il nome e il futuro di una famiglia avversa, si scelgono date simboliche, che rinnovino il dolore di anno in anno dei vinti e il potere degli assassini cementato dall’omertà.
Ciononostante per Patrizia e la quindicina di ragazzi che la segue per tutta Italia sbarcando il lunario fra uno spettacolo sui trampoli e un volteggiare di palle colorate, il peggio non sono i boss. Anzi: «È strano, ma forse ci rispettano, in fondo». Il fatto di aver accolto alla pari anche qualche ragazzo "dei loro", tirandolo fuori almeno per qualche tempo dai soliti giri, forse c’entra qualcosa. Con tutto che qualcuno di quei ragazzi aveva paura di far sapere ai suoi di essere impegnato con il gruppo.
Il vero problema sono le amministrazioni locali calabresi. Patrizia Prestia lo dice chiaro e tondo. «Le amministrazioni non ci chiamano a lavorare», preferendo gruppi di altre parti d’Italia, che di certo non spenderanno sul posto gli introiti. Politica? Ideologia? Macché. «È che abbiamo sempre rifiutato certi tipi di "affari"» in cui ad alcuni tornava in tasca parte dei soldi che graziosamente elargivano. «Per la serata x, io ti dò mille euro però poi duecento tornano a me per il disturbo» era una proposta tipo, udita cento volte. «Un assessore vedendo che non ci stavo, mi disse anche: ma sei scema? Ma vuoi cambiare il mondo? E come vuoi campare con questi ragazzi?» Fatto sta che la Gurfata s’è trovata in causa con amministrazioni locali calabresi di cui Patrizia ha ovviamente una pessima opinione. «In Calabria ci sono ricchezze enormi, ma sono nelle mani di poche famiglie. Non si deve credere che gli amministratori, i politici, abbiano chissà che accesso a queste. Ai boss loro apparecchiano la tavola, e poi leccano le briciole che ne cadono». Lo stesso rapporto, tragicamente, deduciamo dalle parole di Patrizia che esista fra il cittadino medio e gli amministratori. In questo caso l’apparecchiare la tavola è il voto alle elezioni, le briciole il posto di lavoro ottenuto vendendo la libertà del primo. E in Calabria il lavoro è un problema cronico, eterno: la Gurfata ha "rotto" proponendo una via diversa, quella dello spettacolo, ad un limitato numero di ragazzi, alcuni dei quali negli anni hanno letteralmente mantenuto la famiglia a fronte della disoccupazinone galoppante. «Si è ostaggio di un sistema giù, tutti devono sfamare i figli, e si china la testa. Ma tanti vivono e lottano per cambiano per cambiare le cose». Non dimentichiamoli.
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