“Quell’intervento salvi il centro storico di Busto”
L'architetto Giovanni Ferrario dice la sua sull'ormai prossimo recupero di piazza Vittorio Emanuele e le vie adiacenti segnalando alcune caratteristiche da salvare: «Si va a toccare il borgo altomedioevale». Dal Ben: «La invito a vedere il nostro progetto»
Segnalare la rilevanza del tessuto urbano di via Solferino per vincolare ad un recupero rispettoso dei valori storici ed ambientali esistenti. L’architetto Giovanni Ferrario scrive ad amministrazione comunale e sovrintendenza per tutelare un pezzo di centro storico facente parte del piano integrativo d’intervento del gruppo Soceba in piazza Vittorio Emanuele, già oggetto di segnalazione all’Amministrazione in sede di osservazioni al prossimo PGT del Comune di Busto Arsizio.
Il Comune di Busto Arsizio ha adottato il piano relativo all’area compresa tra piazza Vittorio Emanuele II e via Solferino che è di imminente realizzazione. Il piano è stato approvato dalla Soprintendenza ma, secondo l’architetto Ferrario, nel progetto non erano evidenziate alcune valenze storico-ambientali che sono da considerare di grande rilevanza. In particolare nella sua lunga lettera l’architetto indica alcuni luoghi: gli edifici lungo via Solferino (di cui è prevista la demolizione, foto in alto) potrebbero corrispondere addirittura ad insediamenti di epoca altomedievale: «Anche se più volte ristrutturati attraverso i secoli ed attualmente di aspetto sette-ottocentesco, sono molto antichi – riferisce Ferrario – come dimostra la colonna quattrocentesca, oggi conservata nella corte della adiacente casa Paracchi-Speranza che proviene da un porticato ancora esistente nel secondo cortile».
Altri elementi a supporto della sua tesi sono il portone con architrave di legno, caratteristico del ‘4-500, l’affresco con l’Annunciazione, purtroppo ora quasi completamente scomparso (attribuito al pittore Crespi Castoldi) e la presenza della torretta nella casa Paracchi-Speranza (questa non verrebbe demolita), che non è mai stata studiata, ma potrebbe essere addirittura una casa-torre longobarda, come sembra suggerire l’antico nome dell’adiacente chiesa di Santa Maria, detta “delle sette torri”.
Ferrario chiede di inserire nel piano d’intervento anche dei sondaggi attenti in tutti gli edifici dai quali si possano riportare alla luce molte altre strutture, particolari architettonici, reperti antichi e di mantenere la struttura urbana della via Solferino, che dall’esame della cartografia e delle foto aeree si riconosce appartenere all’antica cinta del paese di epoca se non ligure almeno celtica: «La strada deve essere conservata con il suo calibro, il suo andamento curvilineo e irregolare, con la stessa altezza degli edifici prospettanti, ripristinando i prospetti delle antiche case, con adeguata pavimentazione e opportuno arredo urbano – continua Ferrario – è appena il caso di osservare che anche gli spazi urbani di valore storico devono essere considerati beni culturali». Stessa cosa si chiede per la struttura urbana del vicolo Mangano, definito da Ferrario «un documento storico eccezionale, essendo quanto rimane dell’antichissima strada che da Cairate (e quindi da Appiano e da Como) passava tangenzialmente al primitivo nucleo della città di Busto per dirigersi poi a Borsano (e quindi a Corbetta, Abbiategrasso e Pavia)».
Nervino Dal Ben, a capo della cordata di imprenditori che sostengono il piano d’intervento invita l’architetto a vedere il progetto presentato dalla società: «Lo invito a venire anche qui da noi a vedere qual’è la nostra idea di recupero – spiega l’imprenditore – e potrà verificare che tutto è stato predisposto per venire incontro alla sovrintendenza e per non stravolgere l’aspetto esteriore della piazza e delle vie adiacenti. Anche l’affresco sarà strappato e recuperato». Domani in comune amministrazione e impresa firmeranno la convenzione che sancirà la partenza a breve dei lavori e solo allora si avrà la prova di come si svolgerà l’intervento e se chi interverrà saprà rispettare, per una volta, quella Busto ormai in gran parte scomparsa a colpi di interventi edilizi che ne hanno modificato il volto negli ultimi 30-40 anni.
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