Rosticceria chiusa, merce e locale ancora sotto sequestro
La proprietà vorrebbe disfarsi della merce avariata e salvare le 400 forme di parmigiano ma la procura ha disposto ulteriori accertamenti per stabilire se l'intenzione era quella di buttare i cibi mal conservati o rivenderli
Continuano le indagini sulla rosticceria Le Volte di Busto Arsizio chiusa dall’Asl in seguito al rinvenimento da parte dei militari del Nucleo Antisofisticazione, lo scorso 8 marzo, di merce alimentare per il valore totale di 250 mila euro mal conservata o in stato di deperimento all’interno dei locali attigui alla cucina del locale, risultati anch’essi non idonei allo stoccaggio. Mentre il legale dei proprietari ha sollecitato ancora oggi il dissequestro delle 400 forme di parmigiano reggiano per poterle spostare dai locali dichiarati non idonei alla conservazione, emerge dall’inchiesta, condotta dal pm Luca Gaglio, la mancanza di documentazione che attesti la volontà di disfarsi di tutta quella merce che non era più adatta al consumo ma che era allocata in un magazzino a parte. Dalle nuove indagini e dalle documentazioni carico e scarico sequestrate non risultano esserci imprese addette allo smaltimento di rifiuti. La procura sta cercando di capire se quella merce in cativo stato di conservazione doveva essere eliminata davvero o se, in qualche modo, la proprietà voleva propinarla ai clienti. A tal proposito nei giorni scorsi la procura aveva chiesto se, tra i clienti, qualcuno potesse testimoniare di particolari offerte sin troppo vantaggiose.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Cesare Cicorella, sostiene che la proprietà stava cercando da tempo di smaltire la merce avariata tramite Agesp, che gestisce la raccolta dei rifiuti in città, ma la società multiservizi aveva richiesto documentazioni (addirittura un patentino) e particolari adempimenti burocratici che hanno dilatato nel tempo questa operazione (si veda però la successiva smentita di Agesp ndr). Resta da capire come mai nei 28 giorni trascorsi dalla prima visita dell’Asl, che aveva chiesto di liberare i magazzini e piastrellarli, e l’arrivo dei Nas l’azienda non abbia provveduto a disfarsi di quegli alimenti avariati e non avesse ancora predisposto i locali a norma, come l’Azienda Sanitaria Locale aveva richiesto.
Intanto l’avvocato Cicorella ha depositato altre due istanze di dissequestro delle 400 forme di parmigiano reggiano sequestrate e del cibo avariato per poter sistemare in luogo idoneo le prime ed eliminare le seconde: «Da cinque giorni attendiamo una risposta dal sostituto procuratore per poter eliminare, sotto il pieno controllo dell’autorità giudiziaria, i cibi non commestibili e sistemare in uno spazio adeguato le forme di parmigiano sulle quali i Nas non hanno rilevato particolari problemi – ha detto l’avvocato – solo una volta espletate queste due operazioni possiamo mettere in atto le prescrizioni dell’Asl e riaprire l’attività che, ricordo, vede impiegate 11 persone che rischiano di perdere il posto di lavoro».
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