True lies, un assaggio di romanzo “hot”

I primi due capitoli di uno dei romanzi on line di Abel Wakaam, ambientato nel mondo delle chat. Il resto del libro è gratuito e online: è necessario solo registrarsi al sito

Capitolo primo
Vere Bugie

Lo scoprii per caso, sistemando il computer nel suo studio dopo un’infezione da un maledetto virus, era una minuscola traccia nella cronologia di Explorer, impossibile da cancellare senza prima ripulire l’hard disk. Un indirizzo di Hotmail, niente di più, ma perché mai Letizia avrebbe dovuto possedere un account segreto?
La scelta del nome poi non lasciava dubbi, "fragola selvatica" era il nostro codice di riferimento quando da fidanzati suo padre ci curava a vista, e dunque non c’erano dubbi: poteva soltanto essere suo. Ma ora non eravamo più i ragazzi che si nascondevano a far l’amore dentro il fienile, erano passato quindici anni e lei era diventata il punto di riferimento della mia vita.
L’istinto mi trascinò immediatamente verso quel dannato indirizzo dall’aria suadente, ma per quanto provassi, non riuscii a trovare la password d’accesso. La scelta passò dalle date più importanti del nostro rapporto ai vari nomi e nomignoli che ci eravamo scambiati nel tempo, e non tralasciai neppure i codici del bancomat o vari pezzi più o meno logici, legati al suo lavoro di commercialista; il risultato era sempre lo stesso!
Perché dunque Letizia aveva bisogno di proteggere così fermamente quel piccolo buco nero che la portava in un’altra dimensione, non c’era una sola risposta che mi desse soddisfazione se non quella più ovvia… più scontata. Avrei potuto chiederglielo, avrei potuto fingere di averlo scoperto per caso, ma io l’avevo davvero scoperto per caso e non mi davo pace.
Nei giorni che seguirono, controllai più volte il suo computer ed ebbi la certezza che nascondesse qualcosa. Nessuno cancella sistematicamente tutta la cronologia dei siti visitati, nessuno è così folle da svuotare la directory dei files temporanei dopo aver navigato anche solo mezz’ora in rete… no, ormai ne ero convinto: Letizia mi nascondeva qualcosa di veramente importante.
Optai per un volgare programma di controllo, inserito di nascosto nel suo PC, e in grado di inviarmi il log completo dei suoi spostamenti su Internet, si rivelò una scelta vincente ma non abbastanza per scoprire la sua password di posta. Scoprii invece che frequentava una chat nascosta all’interno di un sito di viaggi, una specie di portale per singles in cui l’accesso in ogni stanza veniva richiesto direttamente dai soci.
Adottai un nome di fantasia e mi registrai la sera stessa. Cercai di inserire dei riferimenti con cui ero sicuro di interessarla, eppure nelle quattro settimane che seguirono ricevetti soltanto la richiesta da una certa Sheila, decisamente poco interessante anche se disponibile praticamente a tutto. Grazie al suo aiuto, riuscii però a capire come girassero le cose nel sito ed alla fine, seppur lentamente, arrivai nella chat pubblica, in cui i nuovi potevano entrare soltanto presentati da un socio di fiducia.
E’ lì che alla fine incontrai Fragola Selvatica. Era un pomeriggio di maggio, lo ricordo perché il tralcio di rose della nostra casa di campagna si lasciava spingere dal vento contro la finestra socchiusa, il profumo scivolava nella stanza ricordandomi quanto Letizia amasse i fiori ed io, stupidamente, digitai sulla tastiera la sensazione dolce di quel momento.
Fu la sua risposta secca ad insinuarmi il dubbio che non potesse esser lei, aveva un modo di fare del tutto diverso e quasi mi stupì con quel suo: – …sono una fragola selvatica, amico mio… adoro i profumi si, ma preferisco essere mangiata!
Telefonai immediatamente sul cellulare di Letizia… e ciò che accadde nei minuti successivi mi diede la certezza di averla colta in fallo!
Da subito la sentii indaffarata, e nel contempo Fragola Selvatica rallentò di molto il ritmo delle sue risposte… non c’erano dubbi: erano la stessa persona.

Capitolo due
Il sospetto

La sera stessa consultai il suo profilo di iscrizione al sito ed il sangue cominciò a picchiarmi come un tamburo nelle tempie. Corrispondeva tutto, altezza, peso, misure, colore degli occhi e dei capelli… tutto ad eccezione dei suoi gusti personali, così diversi da quelli di Letizia.
Nessuna dolcezza, nessun romanticismo, il sesso era visto semplicemente come un’avventura da vivere senza rimpianti, e nel questionario finale alcune frasi mi fecero sobbalzare davanti alla tastiera.
Le preferenze sessuali erano elencate come se fosse la lista della spesa. In testa, scritto in grassetto, mi sorprese il candore con cui confessava di essere attratta dall’amore di gruppo, ma anche certi accenni alle trasgressioni tra donne mi sorpresero non poco, aumentando i miei dubbi sulle analogie tra le due persone.
Sulla stessa chat conobbi Vulcar, un tipo che sembrava conoscere tutto di tutti, era stato uno dei primi a registrarsi nel sito e veniva tenuto in gran considerazione anche da Fragola Selvatica. Quando lo ritrovai da solo, provai a chiedergli cosa pensasse di lei… e la sua risposta non si fece attendere.
– Per me è una che se trova l’occasione giusta non ci pensa due volte, – scrisse rapidamente, intervallando ogni affermazione con faccine di varia espressione – e da quel che si dice si è già data da fare un paio di volte.
– Ma che dici, – lo incalzai – non credo che se dovesse incontrare qualcuno di persona lo andrebbe poi a sventolare ai quattro venti.
– A sentire Raffaele non sembra proprio così, – continuò – lui dice di esserci uscito lo scorso sabato… e non era certo la prima volta!
Maledizione, quel giorno Letizia mi aveva raccontato di essere uscita con Paola per visitare una mostra di quadri, e quale scusa migliore poteva inventarsi, sapendo quanto poco fossi interessato all’arte contemporanea.
Nei giorni che seguirono, controllai ogni suo movimento, gli orari, gli spostamenti… ed infine dovetti arrendermi all’evidenza, ogni tassello del puzzle era andato al proprio posto… tranne uno.
Letizia era sessualmente immatura, un’ottima moglie certo, ed una madre fantastica, ma a letto non mi aveva mai permesso di uscire dai canoni tradizionali, e per quanto l’avessi tentata, non si era mai lasciata andare a qualche fantasia o trasgressione. Facevamo l’amore come migliaia di coppie normali, quasi sempre al sabato sera nel talamo nuziale. La sua più grande preoccupazione era sempre stata quella di non farsi sentire dal bambino, e così godeva in silenzio senza darmi la soddisfazione di capire quanto le piacesse far l’amore con me. Come poteva la stessa donna avere una doppia personalità così in contrasto con il suo modo di vivere… certo, tutto era possibile, ma proprio non riuscivo ad immaginarla mentre faceva sesso con uno sconosciuto.
Riuscii ben presto a superare la diffidenza di Vulcar e lo invitai ad un bar del centro per un aperitivo. Mi trovai di fronte un uomo completamente diverso da quello che mi ero immaginato: cinquant’anni, elegante, di ottima cultura. – …Fragola Selvatica ti ha stuzzicato la fantasia vero? – esordì, spegnendo il cellulare un secondo dopo avermi stretto la mano.
– Mi piace come tipo, – risposi – e mi incuriosisce sapere se è solo un grande bluff oppure va dritta al sodo.
– Personalmente credo che sia in una fase critica, – continuò, seguendo con lo sguardo la siluette di una splendida donna che passeggiava davanti al negozio di fronte – è lì per cadere dall’orlo del precipizio e non è detto che non sia proprio il mio caro amico Raffaele ad approfittarne.
– Anche lui uno sciupafemmine di professione come te?
– Siamo tutti dei grandi pescatori quando interi branchi di pesci sono prigionieri nella rete.
– Non credo che sia così facile conquistare una donna su Internet, – obiettai – c’è un abisso che ci divide al di là del filo.
– Forse… ma chi ha l’intelligenza e la pazienza di coltivare le passioni, non resta mai deluso.
– Come sai che Fragola Selvatica incontrerà Raffaele, te l’ha confidato lui?
– Si sono già visti, un caffè al bar proprio come noi due… in gergo si chiama incontro preventivo e serve per appurare la compatibilità fuori da virtuale.
– Un solo incontro?
– Uno… due… dieci, – sorrise Vulcar – non è il numero che conta ma l’intensità con cui si è attirati uno verso l’altra. Personalmente non vedo mai nessuno se non si è già stabilita un’attrazione fatale, ma tutto dipende da quanto ne valga la pena.
– E con lei ne varrebbe la pena?
– Raffaele dice che sia una gran figa, donna di classe con le curve al posto giusto, veste sempre con abiti di gran classe, gonna corta e, a detta sua, un culo da far venire i brividi. Insomma, una di quelle manager del terzo millennio che dietro una scrivania sembrano inflessibili, ma che non ci pensano due volte ad aprire le gambe in un vicolo buio. La rete è piena di donne che non riescono più a resistere a certe tentazioni.
– Ci sono molte singles con la paura di diventare zitelle.
– Credimi… noi maschi crediamo di essere tanto furbi ed invece siamo tutti degli inguaribili cornuti, e la cosa buffa è che le corna ce le facciamo a vicenda… non mi meraviglierei se scoprissi il mio miglior amico a letto con mia moglie proprio mentre stavo cercando di scoparmi la sua!
La sua logica mi lasciò impietrito, non volevo credere alle sue parole, eppure sapevo di dover giocare una partita a scacchi al limite di ogni regola conosciuta.
La prima mossa la fece Letizia, avvisandomi di avere preso un impegno per la serata del sabato successivo, la scusa sembrava ben costruita e dunque mostrò una grande tranquillità mentre cercava di propinarmela. Ero certo che sarebbe andata a quell’incontro con Raffaele, una piccola indagine in chat ne avallò il sospetto, ma ancora reggeva il beneficio del dubbio.
Quella sera, prima che lei si preparasse, lottai contro la mia voglia di fermarla a tutti i costi. Ero pronto a fingere di non sapere, pronto a concederle una via di fuga, ma quando entrai in camera per parlarle, mi sentii morire. L’acqua della doccia gorgogliava nel bagno sovrastando appena il suo canticchiare spensierato, non l’avevo mai sentita tanto allegra, e gli abiti stesi sul letto non erano esattamente quelli adatti per una sera a teatro.
Furono le calze autoreggenti a colpirmi di più, appoggiate sulla coperta a fiori sotto un sensuale paio di culottes di seta nera… e che dire del reggiseno a tutto tondo, che le avrebbe schiacciato in su le sue belle tette dal capezzolo appuntito. Un bel regalo per quel bastardo senza scrupoli ed una ferita profonda nel mio cuore già spaccato in due… o forse era solo l’orgoglio fatto a pezzi da una sconfitta senza colpo ferire.
Mi baciò sfiorandomi la guancia con la sua: – …non voglio lasciarti il segno del rossetto, – sospirò – altrimenti quando torno potrei avere il sospetto che mi hai tradita. – ed io stupido abbozzai un sorriso cercando ancora una scusa plausibile per lasciarla andare, e quando la porta si chiuse presi a pugno il muro per sfogare la mia rabbia.
Quella sera Fragola Selvatica non era in chat, non poteva esserci! E con lei mancavano anche Raffaele e Vulcar per completare il quadro dell’inganno.
Letizia rientrò a casa che era tardissimo, scivolò in camera già spogliata camminando in punta di piedi e si infilò di nascosto sotto le coperte come una ladra che torna da una rapina. Finsi di non accorgermi di nulla, ma l’annusai come un segugio in cerca di selvaggina… puzzava di fumo e di un bagnoschiuma che non conoscevo affatto.
Quando mi svegliai il mattino successivo trafficava già in cucina come tutte le domeniche: era tornata ad essere di nuovo un’ottima moglie ed una madre meravigliosa.
Glielo sussurrai all’orecchio durante il pranzo, mentre sua madre cercava di convincerla a concederle il nipotino per un pomeriggio al cinema, ai nonni sembrò un bacio propiziatorio, ma il sapore era quello della provocazione: – Accontentali, – bisbigliai – e poi accontenta me… rimettendoti le autoreggenti ed il vestito di ieri sera!
Il tempo sembrò perdersi in quel pomeriggio inquieto, nell’aria c’era tensione, e i primi lampi non tardarono ad arrivare. Fuori scoppiò la furia del primo temporale estivo, tuoni e saette che spazzavano il cielo in tempesta, così come un’immane battaglia divorava la mia mente nell’attesa che lei mi raggiungesse in salotto.

il romanzo continua qui

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Marzo 2010
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