I medici “solidali” da Gallarate all’Albania
Da dieci anni insegnano gratuitamente in una scuola per infermieri nella città Elbasan. Un'esperienza che aiuta la formazione di una nuova generazione albanese
Per i medici dell’ospedale di Gallarate, l’Albania ha un volto noto: da quasi dieci anni un gruppo di specialisti – utilizzando i giorni di ferie – raggiunge per qualche settimana l’anno la città di Elbasan, una quarantina di chilometri a sud di Tirana, per insegnare nella scuola per infermieri "Elena Gjika", promossa dalle Suore della Carità e riconosciuta come corso universitario grazie alla collaborazione con gli atenei italiani. Ormai quasi tutti, uomini e donne, hanno una "anzianità di servizio" in Albania di anni: sono andati per la prima volta ad Elbasan quando ancora mancava ogni genere di servizio essenziale, dall’elettricità ai telefoni. Erano passati pochissimi anni dalla "guerra civile" che nel 1997 fece precipitare il Paese nel caos più totale per diverse settimane. «Dieci anni fa – racconta il dermatologo Angelo Carabelli, che è stato il primo medico gallaratese ad arrivare a Elbasan – l’Albania era un Paese distrutto, pieno di rovine e case crollate. Era impossibile trovare un posto dove mangiare, erano più le ore in cui mancava l’elettricità che quelle in cui c’era». Nell’arco di dieci anni il "Paese delle Aquile" ha fatto passi da gigante, foraggiata dagli aiuti internazionali ("pagati" con la privatizzazione di molti servizi, finiti nelle mani delle compagnie straniere), ma sostenuta anche dalle rimesse delle centinaia di migliaia di emigranti. I servizi e le infrastrutture – dall’aeroporto dedicato a Madre Teresa alle strade principali – sono in gran parte migliorati. «Paradossalmente, è proprio la sanità pubblica il settore che ha fatto meno progressi».
L’impegno dei medici italiani – gallaratesi, ma anche di Roma e di Foggia – cerca di migliorare la formazione dei sanitari locali. L’insegnamento viene garantito con seminari intensivi, seguiti da esami di valutazione a fine anno sulle rispettive materie. Oltre al dottor Carabelli, sono impegnati l’ortopedica Laura Alberton, l’endocrinologo Giovanni Morandi, la neurologa Franca Mazzucchelli e l’ematologo Fabrizio Ciambelli. La formazione infermieristica alla "Elena Gjika" è riconosciuta in Italia come corso universitario, grazie alla collaborazione con gli atenei di Roma Tor Vergata e di Bari. La scuola per infermieri (nella foto) è oggi considerata un piccolo vanto per Elbasan, città di duecentoquarantamila abitanti nel sud del Paese: cresciuta accanto alla gigantesca acciaieria costruita da tecnici cinesi negli anni Settanta (oggi quasi interamente dismessa), oggi vive di commercio, delle rimesse degli emigranti ma anche d’istruzione, grazie alla presenza dell’università e di istituti di formazione.
Molti degli studenti diplomati alla Elena Gjika emigrano poi in Italia, dove la domanda di personale infermieristico è sempre molto alta e dove il lavoro è certo – il bisogno di assistenza è sempre maggiore, negli ospedali e a livello domiciliare – e ben remunerato, almeno per gli standard albanesi (uno stipendio mensile medio è di 7000 lek, circa 50 euro). Nel primo periodo spesso gli studenti neodiplomati lavorano anche nell’ambulatorio medico della scuola, seguendo anche alcuni pazienti bloccati nelle loro case, nella città di Elbasan, ma anche nei villaggi speduti sulle montagne circostanti, dove le condizioni di vita sono ancora durissime. Il legame di solidarietà che unisce Gallarate all’Albania è stato rafforzato anche dai soggiorni degli allievi della scuola in città, in tre diverse occasioni, in questo caso anche con la collaborazione del Sant’Antonio Abate e della residenza di 3SG. E tra gli infermieri che hanno trovato lavoro in Italia, non pochi lavorano nelle strutture pubbliche e private di Varese e Castellanza.
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