L’ultimo saluto al “garibaldino” Valcavi
Celebrati nella basilica di San Vittore i funerali di Giovanni Valcavi. Davanti a molta della varese politica degli ultimi decenni
Era burbero. Era l’insegna del potere. E’ stato presidente delle istituzioni più importanti della città, dall’ospedale alla banca popolare di Luino e di Varese. Ha portato a termine, chissà come, una missione che 38 anni fa sembrava impossibile, portare l’università nella città giardino.
Ma era anche il socialista di vecchio stampo che ha fatto tirare su una chiesa in Bolivia, il laico che ha intessuto un rapporto decennale con padre Davide della Brunella, l’uomo che ha segretamente sostenuto il collegio De Filippi e beneficiato una quantità imprecisata di persone e istituzioni, mentre faceva da mentore a decine di avvocati in erba, corteggiato dalla facoltà di legge dell’università degli studi affinchè diventasse docente di diritto, come forse avrebbe potuto essere il suo destino.
Era tutto, Giovanni Valcavi: era Varese. E l’imperfetto è d’obbligo non solo perchè oggi pomeriggio – ovviamente nella Basilica simbolo della città, san Vittore – ne sono stati celebrati i funerali, dopo 84 anni di intensa vita: ma anche perchè con lui forse sono stati celebrati i funerali di una Varese splendente, che parte da “Mister Ignis” e finisce con le sue banche, davanti a rappresentanti della cultura e autorità, deputati e senatori, presidenti di tribunale e vicesindaco in fascia tricolore. Una Varese burbera, non simpatica di primo acchito e nemmeno limpida. Ma capace di generosità nascoste che – quando svelate per caso o per esaurimento – lasciano a bocca aperta.
E che perciò giustifica l’amore incondizionato di chi le sta vicino: come è stato possibile riconoscerlo nella moglie Paola, radiosa in prima fila. E “radiosa” non è un aggettivo inopportuno in questo caso: il suo sorriso, pronto per tutti, infondeva davvero serenità e orgoglio per l’amore di una vita, più che dolore per una scomparsa che probabilmente il suo cuore non percepisce semplicemente così.
Paola, nata Bassani, compagna di Giovanni Valcavi da decenni, sposa civile solo dal 2002 e religiosa da ancora meno tempo è stata una presenza serena e incoraggiante, ricordata nelle parole di tutti: «Tu, Paola, sei stata meravigliosa nell’intenerirlo, migliorarlo e assisterlo negli ultimi tempi» le dice dal palco Antonio Tomassini, Senatore della Repubblica come lo fu Valcavi, che ha avuto «L’onore immeritato di parlare in questa occasione di lui, essendone profondo amico solo da 15 anni». «Sono gli amici che sanno cosa l’ha reso dolce d’affetto negli ultimi anni – gli fa eco Giuseppe Armocida, docente all’Insubria, “cairolino” come lui, ma di “una manciata di anni” più piccolo – e così saluto la cara Paola, sua moglie». Mentre il presidente dell’ordine degli Avvocati, Sergio Martelli, confessa: «Non avrei mai pensato di dover fare l’ultima difesa, quella davanti a Dio, di Giovanni Valcavi, che ha difeso spesso molti di noi. Ma seguo la richiesta della signora Paola, anche se mi sento inadeguato».
Inadeguato come forse si sentiva una volta Luigi Barion, che con lui ha condiviso l’ultima avventura, quella della associazione “Varese per l’Italia” che ha organizzato i 150 anni della battaglia di Varese, il quale confessa: «In 32 anni di amicizia non ho mai avuto il coraggio di dargli del tu» ma che poi lo saluta come “Il garibaldino Giovanni Valcavi"».
E sono in molti, quelli venuti a salutare in basilica “il garibaldino”, il “socialista”, l’uomo appassionato di politica e della sua città. Si distinguono in fretta dai professionisti – avvocati o commercialisti – venuti a dare l’ultimo omaggio al giurista: alle cravatte e ai completi blu, loro hanno sostituito da tempo i gilerini, e non disdegnano nè di portare il tricolore, nè di spendere una lacrima per l’antico compagno.
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