Processo Lolita, in aula i protagonisti della pratica Expert

Sfilano davanti ai giudici il responsabile della Marco Polo Expert, il suo architetto e i fratelli Clerici, proprietari dell'immobile. Si torna in aula a luglio

Nuova puntata in aula per il cosiddetto processo "Lolita" a carico dell’ex-dirigente del settore urbanistico del Comune di Gallarate Gigi Bossi, la sua compagna e architetto Federica Motta e nei confronti di Riccardo Papa, architetto ex-presidente dell’Ordine, accusati di concussione nei confronti di alcuni imprenditori per ottenere con più rapidità i permessi per costruire in città. Questo pomeriggio in aula sono sfilati i testi relativi alla pratica Expert di via Carlo Noè. In particolare sono stati ascoltati il responsabile del gruppo Marco Polo Expert Marco Trevi, l’architetto di fiducia del gruppo Flavio Oreda e i fratelli Clerici, proprietari dell’edificio che ospita il punto vendita Expert.

In particolare l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Roberto Pirro, ha cercato di dimostrare come l’architetto Riccardo Papa fosse stato "imposto" come direttore dei lavori per ottenere favoritismi dal settore urbanistico del comune, guidato da Gigi Bossi e come Federica Motta, che avrebbe percepito parte del compenso pattuito tra Clerici e Papa (80 mila euro) senza aver mai svolto alcun lavoro particolare. Clerici avrebbe spiegato che aveva scelto Riccardo Papa come suo unico interlocutore e avrebbe anche detto che sapeva del fatto che Papa si avvalesse si collaborazioni nei progetti di cui era incaricato nei quali era compresa anche Federica Motta. 

I fatti risalgono al periodo che va dal febbraio 2007 fino al maggio 2008. La difesa ha, invece, cercato di dimostrare come lo stesso Gigi Bossi non sia stato affatto tenero con il gruppo Expert arrivando a paventare la chiusura del punto vendita di via Noè, a soli 20 giorni dal suo arresto nel maggio del 2008, per la mancanza di una certificazione antincendio.

Gli avvocati di Gigi Bossi, Massironi e Palumbo, hanno prodotto documenti che tentano di smontare anche l’idea del pubblico ministero che ipotizza una consorteria tra il dirigente del settore e l’architetto Papa; in particolare si fa riferimento al fatto che prima che lo stesso Papa rimettesse l’incarico come direttore dei lavori per Expert, lo stesso Bossi avesse intimato alla società di ampliare lo spazio dedicato ai parcheggi anche con un autosilo e di sistemare la viabilità in entrata e in uscita. Le prescrizioni vennero seguite dalla Marco Polo Express che fece installare un semaforo per i pedoni ma non accettò la costruzione di un parcheggio sotterraneo: «Eravamo in regola con i parcheggi – hanno detto in aula sia Trevi che Oreda (subentrato a Papa nella direzione) – il progetto rispettava le normative».

L’avvocato di Riccardo Papa, il fratello Federico, ha sottolineato invece come fosse inconsistente sin dall’inizio l’accusa di truffa da parte della Procura, capo d’imputazione che valse anche l’arresto per l’architetto, per quanto riguarda presunti favori ai costruttori che con lui non avrebbero pagato gli oneri di urbanizzazione: «I fratelli Clerici pagarono 340 mila euro di opere di urbanizzazione primaria e secondaria per il progetto di ristrutrturazione con Expert – racconta Papa – altro che truffa. Ricordo che il tribunale del Riesame scarcerò il mio assistito dopo che riuscimmo a produrre il bonifico fatto dai Clerici. Questa verifica non fu mai fatta dalla Procura».

Durante l’udienza è venuta fuori anche una vicenda particolare riguardante un vigile del fuoco incaricato dal Comando provinciale di effettuare sopralluoghi nel punto vendita per verificare gli impianti antincendio. L’uomo, ad ogni controllo, acquistava materiale elettrico sul quale chiedeva insistentemente lauti sconti al direttore del punto vendita. Lo stesso presidente del collegio giudicante Toni Adet Novik avrebbe chiesto lumi sulla richiesta continua di sconti da parte di questo incaricato.


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Pubblicato il 22 Aprile 2010
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