Rodari e la poetica delle prealpi
Consegnata alla vedova la cittadinanza onoraria allo scrittore e presentato il libro di inediti
Quanta Varese c’è nel pensiero di Rodari, quante prealpi hanno fatto la sua fantastica fama di narratore per ragazzi e di giornalista. Lo si è scoperto nella semplice dignità della vedova, che vive a Roma da quando si è trasferita con lui nella capitale, da giornalista dell’Unità.
Lo si percepisce tra le righe lette nel libro “Gianni Rodari e la signorina Bibiana” che è stato presentato questa sera, 14 maggio, nella sala Montanari dell’Ex cinema Rivoli., da un affolato tavolo che vedeva, oltre agli autori, anche il direttore della Prealpina Giancarlo Angeleri e il giornalista Gianfranco Giuliani.
Ma, prima, una importante e dovuta cittadinanza onoraria è stata consegnata dal sindaco Attilio Fontana, per mezzo della vedova, al “comunista di Omegna” che ha cominciato la sua carriera di giornalista all’Ordine Nuovo di Varese. Lì lavorava affianco ad Ambrogio Vaghi, che ha trasmesso innanzitutto alla platea un ricordo personale, riportato nella antologia di scritti varesini di Rodari edita da Macchione. Il resto della serata è stato di ricordi e letture con argomenti forti e parole lievi, come è stato lo stile dell’autore fin dai suoi primi scritti, riletti da Angelo Zilio ed evocati dall’amico Ambrogio, dal

l’autrice Chiara Zangarini, dallo storico Luciano Caimi.
Scritti recuperati dall’archivio della Prealpina, riscritti da un quaderno di un suo alunno, ripresi da foglietti sparsi o frutto di antiche conversazioni. «Alcuni commentatori dicevano che Rodari si era avviato alla letteratura infantile quasi per caso – precisa Vaghi, suo collega nel Pci quando Rodari era Capo della propaganda varesina – E’ una notizia falsa: parlavamo di quell’argomento ogni giorno in redazione: Gianni diceva che la letteratura per bambini si era fermata a Cuore e a Pinocchio e che andava modernizzata. Già in quei tempi teneva appunti e foglietti per delle future favole».
Solo una delle tante riabilitazioni di uno scrittore che non ha avuto vita facile, per coerenza e scelte sociali: alla ricerca dell’antidoto alla povertà culturale e individuale, aveva letto Marx ma era anche entrato in seminario, aveva fatto l’insegnante e si era buttato con passione nel giornalismo. Cercando sempre un linguaggio semplice, la possibilità di farsi intendere, la consapevolezza dell’importanza di avere un ruolo nel leggere la realtà che ci troviamo davanti. Con realismo, ma anche con la fantasia dell’ottimismo. «Senza le Prealpi, Rodari non avrebbe avuto l’abbondanza di immagini poetiche che poi ha utilizzato nei testi» ha sottolineato Caimi. E che ora, dopo tanti anni, gli sono state riconosciute insieme alla cittadinanza varesina.
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