Una casa di accoglienza per le donne vittime di violenza
Torna a chiederlo la consigliera provinciale del Pd Luisa Oprandi e anche di l'istituzione di un Osservatorio provinciale. Più di 200 all'anno i casi di violenza domestica a Varese
L’estate impazza e ovunque, riviste, rotocalchi, internet, focalizzano l’attenzione sulle donne. Certo, ma per dire come devono dimagrire, superare la prova bikini, essere a posto per un eventuale topless “da urlo”. Proprio mentre quasi tutti scivolano verso i consueti parametri del “vali per quanti centimetri in meno hai di vita, fianchi e cosce”, proviamo a riparlare di donne. Ma sul serio.
La cronaca nazionale ci ha riportato davanti agli ennesimi tragici omicidi ad opera di ex mariti o compagni o fidanzati che “non accettano” di essere rifiutati, di amori non voluti e quindi ritenuti “sgarri” da pagare con la vita o con quella terribile equazione mentale illogica “se non posso averti io, non ti avrà nessun altro”.
E quindi ti sottraggo anche a eventuali bambini, che soffriranno e cercheranno la mamma senza più trovarla, a genitori magari anziani che sentiranno su di sé il dolore delle coltellate inflitte alla figlia, alle amiche che resteranno incredule a dire “lo diceva che aveva paura”.
Ebbene queste cose sono il frutto estremo di una violenza nel privato che ferisce, violenta, uccide più del cancro e degli incidenti stradali. I dati forniti dalla Regione Lombardia parlano chiaro: il 34,8% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni è stata vittima di una violenza fisica o sessuale nel corso della vita e oltre il 90% di queste violenze non sono state denunciate. Numeri sicuramente aumentati, visto l’incremento anche degli omicidi.
In provincia di Varese i casi di violenza domestica sono annualmente più di duecento, stando ai dati dei due centri di volontarie a servizio delle donne maltrattate; a questi vanno aggiunti i dati ricavati dalle forze dell’ordine e degli ospedali.
Alla Amministrazione provinciale e all’Assessorato alle Politiche sociali in particolare, già dal dicembre 2007, è stata avanzata richiesta unanime di tutte le forze politiche per la creazione di un Osservatorio provinciale, che metta assieme i dati e consenta un monitoraggio del problema, serio e reale. Analogamente è stata richiesta la attivazione di una Casa di prima accoglienza per donne maltrattate, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno dei figli: una donna che scappa da un uomo violento dove si rifugia? Sapere che sul territorio un posto c’è, almeno per i primi giorni è un servizio grandissimo. Le violenze sulle donne nella nostra provincia avvengono infatti quasi totalmente in casa o per opera di conoscenti. Questo dato parla chiaro ed è su questa piaga che bisogna intervenire.
Proprio nell’estate che impazza di caldo e mette le donne in vetrina, sottoposte a diete e strizzamenti di cellulite per piacere all’universo maschile che le giudica o per reggere il confronto con le altre, non dimentichiamo perciò le tantissime donne che stanno, senza che lo si sappia, pagando lo scotto di un marito o un compagno violento e da cui vorrebbero fuggire.
Un Osservatorio provinciale è urgente, una casa di prima accoglienza pure.
Una cultura di valorizzazione del femminile che parta dalla scuola, dalle famiglie stesse e dalle istituzioni locali deve diventare la normalità.
Non aspettiamo le mani mozzate di Carla Molinari o la nipotina violentata dal nonno, che aveva a sua volta già violentato la propria figlia. Aiutiamo le tante donne che hanno paura di parlare con un riferimento sicuro, non sempre solo frutto del volontariato, ma fatto dalle istituzioni, se davvero la politica è servizio alla gente e al territorio.
Ma soprattutto aiutiamo questi poveri, stupidi uomini “padre e padrone” che così tanto assomigliano alle bestie a capire che essere uomini è tutta un’altra cosa.
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