Andrea Vecchio, un giocatore mai dimenticato dai tifosi

Il centrocampista, infortunatosi nel 2008 contro il Legnano e abbandonato dalla società, è tornato allo Speroni domenica con la Tritium. Accolto con applausi, gli è stata anche restitituita la fascia di capitano che indossava al momento dell'infortunio

Anche i tifosi di calcio, checché se ne dica, hanno un cuore. Quello dei nostri, a Busto Arsizio e dintorni, come ben noto non è rosso, ma biancoblu: nondimeno, batte come tutti gli altri. E un po’ da libro Cuore è stato anche il ritorno allo Speroni di un amico che i tifosi non hanno dimenticato: Andrea Vecchio (foto). Con la maglia del Tritium l’ex centrocampista della Pro Patria ha disputato fino alla sostituzione nella ripresa il match di Coppa Italia finito con un magro 1-1. Per lui, però, non è mancato un saluto affettuoso da una tifoseria che già negli ultimi anni lo aveva ricordato più volte alla società. Perchè Vecchio era, pardon, è, una "bandiera" dei tigrotti, con oltre cento presenze in campo, cresciuto fin dalle giovanili alla prima squadra. Poi venne l’infortunio, quel 30 marzo 2008, nel derby con il Legnano: chi scrive era sugli spalti con altre duemila persone, vide la scena, l’impatto, la barella, e stese la modesta cronaca di quel disgraziato match. Gamba rotta, infortunio di quelli gravi, a recupero lungo: e la società, cambiata la proprietà, ben presto lo dimenticò.
Furono allora i tifosi a mobilitarsi, anche su facebook, per ricordare che questo ragazzo forse qualche merito, dopotutto, ce l’aveva per le fatiche fatte sul campo e… il sacrificio offerto (non proprio volontariamente, va da sè) ai patri colori societari. Grazie anche all’aiuto di ex compagni come Tramezzani e Artico, Alessandria, Bassano, ora Tritium sono state le tappe del recupero di un giocatore che non ha mai scordato la prima maglia, e non è stato scordato da quegli stessi tifosi che magari, prima dell’infortunio, gli inveivano contro a male parole alla prima palla sbagliata. Perchè il calcio è fatto così.
I tifosi biancoblu hanno applaudito Vecchio a scena aperta domenica: gli hanno perfino riconsegnato la fascia di capitano che indossava quel 30 marzo di due anni fa.
Il giocatore si è detto senza parole, ha sentito il dovere morale di ringraziare chi lo ha supportato, chi ai tempi chiese alla società di fare un passo indietro e di recuperare un ragazzo abbandonato a se stesso, a rischio di chiudere la carriera nel pieno della gioventù. Scegliamo di chiudere su questo passaggio edificante. Perchè se entrare allo stadio è ormai poco diverso dall’entrare in carcere, fra gabbie ferrate, tornelli, guardie e guardiani, perquisizioni, episodi come questo ci dimostrano che esiste ancora un’etica del tifo e dello sport, e che i Daspo, gli schieramenti antisommossa e le note di cronaca sui giornali del lunedì non esauriscono il significato della varia umanità che si trova in curva e sulle tribune degli stadi d’Italia.

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Pubblicato il 23 Agosto 2010
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