Casa Pound: “Lo sgombero dell’Edera non è una risposta”
L'associazione della destra sociale interviene: "Tra noi e i ragazzi dell'Edera le distanze sono siderali. Ma le istituzioni non possono ignorare le questioni poste"
«L’occupazione è un segnale, una richiesta di attenzione da parte delle istituzioni, rispondere solo con uno sgombero è inutile e dannoso, perché allontana il confronto e inasprisce i toni». CasaPound Italia di Varese – gruppo della destra sociale – commenta così lo sgombero avvenuto questa mattina da parte di polizia e carabinieri dell’Edera occupata, a Cardano al Campo.
«Tra noi e gli occupanti dell’Edera le differenze sono siderali, per la maggior parte di loro, probabilmente, la nostra dipartita fisica sarebbe vista come un buon inizio» afferma Gabriele Bardelli, responsabile dell’associazione, riconoscendo l’anomalia dell’interesse per il gruppo di giovani attivi nel Gallaratese. «Eppure, non possiamo esimerci dal condannare lo sgombero, come risposta univoca delle istituzioni ad alcuni interrogativi che questi ragazzi hanno posto sul tavolo del confronto. La questione abitativa e aggregativa era già stata affrontata anche da noi con l’occupazione simbolica di alcuni degli edifici localizzati a Lonate Pozzolo nel marzo scorso. La nostra proposta allora come oggi era e resta quella del mutuo sociale, ma anche la creazione nell’area delocalizzata di Malpensa di un polo intercomunale in cui, associazionismo, volontariato e aggregazione potessero trovare casa, per togliere quegli spazi agli speculatori e ridarli alla cittadinanza». Si parte dunque dal presupposto che il ripristino della legalità non può cancellare le esigenze che emergono. Ma c’è anche una critica all’inerzia della politica, incapace di dialogare coi giovani: «La politica partitica agli occhi dei più giovani ha perso completamente di credibilità. Quei pochi che tra noi, ventenni-trentenni, decidono di impegnarsi per migliorare la pessima eredità ricevuta dalle generazioni precedenti, nella stragrande maggioranza dei casi rifugge come la peste i partiti, perché gerontocrati, lenti ed incapaci al confronto. Sceglie la strada del volontariato, dell’associazionismo, dei nuovi media». Per questo, secondo Bardelli, i partiti tutti «dovrebbero svegliarsi e comprendere che il futuro è nostro e che, in qualche modo, lo riprenderemo in mano, è quindi indispensabile ascoltare e confrontarsi con tutte le realtà giovanili sparse sul territori».
«Non abbiamo intenzione di solidarizzare con gli occupanti dell’Edera, gli facciamo però il nostro “in bocca al lupo”, nella speranza che un giorno possano avere la fortuna di incontrare sul proprio cammino degli amministratori che, levatisi i paraocchi , per una volta, abbiano imparato ad ascoltare, perché vorrebbe dire che sono gli stessi con cui avremmo a che fare noi».
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