La Forgia “La rivoluzione digitale ha solo sfiorato la scuola”
Lo storico Enzo Laforgia racconta della principale svolta strorica del decennio: la rivoluzione digitale. Che ha cambiato informazione e conoscenza, ma non ancora la scuola
«Nei primi anni del prossimo millennio le coppie di gemelli della vostra camicia o i vostri due orecchini potranno comunicare tra loro attraverso satelliti collocati su orbite basse o possedere più potenza di elaborazione degli attuali pc. Il vostro telefono non si limiterà a suonare: riceverà i messaggi, li selezionerà e forse risponderà alle chiamate come un maggiordomo inglese ben addestrato. La comunicazione di massa sarà rivoluzionata da sistemi che consentono di trasmettere e ricevere informazioni e passatempi personalizzati. La scuola diventerà più simile a un museo e a un campo-giochi, dove i bambini potranno scambiare idee e socializzare con altri bambini di tutto il pianeta. Il mondo digitale diventerà piccolo come la capocchia di uno spillo.»
Era il 1995 quando Nicholas Negroponte, celebre ricercatore del Massachusetts Institute of Technology, ipotizzava le conseguenze che l’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione avrebbe prodotto nella vita quotidiana. Gli scenari avveniristici prefigurati nel fortunato volume Essere digitali riguardavano anche gli ambienti educativi e le modalità di trasmissione e di costruzione del sapere.
E proprio sul finire del Novecento la scuola italiana fu sollecitata, per iniziativa dell’allora Ministro Luigi Berlinguer, a prestare attenzione ai nuovi alfabeti rappresentati da quelle che, allora, furono definite Nuove tecnologie. Non si trattava più di avere negli istituti scolatici uno spazio chiuso e isolato, marcato dall’etichetta «Aula di informatica» e riservato alle discipline matematiche e scientifiche. I nuovi media dell’informazione avrebbero dovuto essere integrati nella quotidiana pratica dell’insegnamento e dell’apprendimento. «Multimedialità», «ipertestualità», «virtualità» furono le parole d’ordine dell’insegnante tecnologico del nuovo Millennio.
Nel 2001, il nuovo corso politico annunciò per la scuola italiana la profezia delle tre «i»: accanto all’«inglese», lingua di mediazione del mondo globalizzato, e accanto all’«impresa», feticcio della trionfante religione del dio Mercato, la nuova figura trinitaria veniva a compiersi con la «i» di «Internet», il nuovo luogo della socializzazione e dell’informazione, in cui tutte le forme tradizionali di comunicazione si integravano e si arricchivano. Nel decennio appena trascorso, anche le nostre scuole sono state attraversate dalla rivoluzione digitale. Ma la rivoluzione ha riguardato in misura maggiore le forme della comunicazione e finora non sembra aver mutato sostanzialmente le modalità di apprendimento.
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