Una provincia che si muove
Pubblicati dalla Camera di Commercio i dati che mostrano i movimenti dei lavoratori tra la nostra provincia e quelle confinanti. Il 30 per cento dei varesini lavora altrove, ma sono in 21.600 ad arrivare da Milano
Sono oltre 50mila i lavoratori di fuori provincia che vengono ogni giorno nel varesotto a lavorare. Lo dice una ricerca sui flussi di pendolarismo condotta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio e pubblicata sul sito della camera di Commercio varesina nell’ambito di SMAIL (Sistema di Monitoraggio Annuale delle Imprese e del Lavoro).
Dei circa 205.000 lavoratori dipendenti del settore privato attivi nelle imprese varesine – nei quali non sono compresi quelli del settore pubblico e i lavoratori autonomi – 154.000 sono residenti in questa provincia, mentre più 50.000 persone provengono da altre aree. In particolare, 21.600 risiedono in provincia di Milano, quasi 6.300 nel Comasco, circa 4.300 nel Novarese, 3.200 in Brianza, 2.700 in altre province lombarde e 2.100 nel Piemonte. A questi si aggiungono 10.000 persone che lavorano nell’area varesina e vi dimorano per i periodi di attività, ma risiedono in altre regioni d’Italia.
Numeri interessanti, che compensano il dato che riguarda la percentuale di varesini che lavora in imprese operanti nel resto della Lombardia: sono infatti ben il 30 per cento. Di questi 46.000 lavoratori, 34.800 unità lavorano nell’area milanese, 6.500 nella provincia di Como, 2.300 nell’area brianzola e 2.500 nelle altre province lombarde, a cui si aggiungono i 19.500 frontalieri attivi in Canton Ticino. Infine, i residenti impiegati in altre regioni (in particolare province di Novara e Verbania), porterebbero la percentuale oltre il 30%.
Osservando i saldi in ingresso e uscita, riferiti alla Lombardia, si rileva che i varesini che lavorano in provincia di Milano sono più dei milanesi che vengono nella nostra provincia: più precisamente superano di 13.200 unità i lavoratori del capoluogo lombardo che ogni giorno si recano nella nostra provincia per motivi di lavoro. Il saldo con la provincia di Monza Brianza è invece positivo: ci sono più brianzoli al lavoro a Varese (900 in più pera la precisione) che varesini in Brianza. Sono invece più i varesini che vanno a lavorare in provincia di Como che viceversa: il saldo è infatti negativo di 200 unità. Infine, il saldo verso altre province lombarde è di 200 lavoratori in positivo per Varese.
Dall’analisi dei movimenti interni dei 154.000 residenti che lavorano in provincia di Varese è rilevabile che verso il capoluogo e il suo hinterland si dirigono in 15.400 residenti, mentre 9.800 sono i lavoratori in uscita dalla città, con un saldo positivo di 5.700 unità. L’unica altra area con saldo positivo è Tradate (+ 1000 unità), mentre tutte le altre presentano saldi negativi, Busto Arsizio (-2.100), Sesto Calende (-1.800) e Gallarate (-1.500), verso le quali significativo è l’afflusso da fuori provincia. La quota più elevata di residenti che lavorano nella stessa area si registra a Saronno, dove la prossimità con le province di Milano e Como spiega la provenienza da fuori provincia della maggioranza dei lavoratori.
C’è poi da considerare il peso della crisi economica che rispetto al 2008 fa registrare una contrazione nei flussi intraprovinciali dei residenti (-4800 unità e -3%) e nei flussi in ingresso da altre aree (-1300 unità e -2,5%). Si osserva infine un leggero incremento dei flussi dei residenti verso altre aree lombarde (+400 unità e +0,9%) e verso il Ticino (+300 unità, +1,6%).
La banca dati SMAIL – consultabile anche dal portale statistico dell’economia varesina www.osserva-varese.it – raccoglie pure cifre sui flussi di pendolarismo riguardanti particolari settori di attività o specifiche “classi” di persone, quali i giovani o le donne. Ad esempio, per accordare le esigenze del lavoro e della famiglia, le lavoratrici varesine hanno la tendenza a lavorare più vicino a casa. Questa stessa tendenza si evidenzia nei giovani che sembrano prediligere ancora più delle donne un lavoro nella stessa area di residenza.
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