Contratti atipici, la carica dei ventimila

Un nuovo sito tiene sotto controllo la nuova categoria di lavoratori e ne pubblica i dati: numeri al di sotto della media lombarda, ma situazione molto poco da "autonomi"

Sono poco meno di 20mila i contribuenti alla gestione separata dell’Inps in provincia di Varese.
La cifra è relativa al 2009 e riassume un aggregato eterogeneo che per circa la metà è costituito da amministratori e sindaci di società, ma che per il resto include forme differenti di collaborazione riconducibili ai cosìddetti contratti atipici (co.co.pro, collaboratori della Pubblica Amministrazione, collaboratori occasionali). I collaboratori a progetto, oltre 7mila, hanno un reddito medio annuo, secondo quando dichiarato come imponibile dai committenti, di circa 13mila euro, ovvero poco più di mille euro al mese lordi.

Questi i principali dati tra quelli pubblicati nella nuova sezione, dedicata ai lavoratori con contratti di collaborazione, del sito OsserVa sviluppato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio. La sezione è stata aperta nello scorso mese di dicembre e raccoglie i dati di sintesi relativi ai collaboratori per Varese, Lombardia e le altre province lombarde permettendo, altresì, un approfondimento sulle caratteristiche di queste tipologia di lavoratori come il sesso, l’età, il numero di committenti e il livello di reddito.

I contribuenti sono in maggioranza uomini (63%) e sono concentrati nella fascia d’età tra i 30-49 anni (48%). L’incidenza dei collaboratori sul totale dell’occupazione varesina si ferma al 5,4%, inferiore alla media lombarda (7,6%) e alle punte del Milanese (11%). Nel capoluogo lombardo le varie forme di collaborazione e consulenza sono maggiormente sviluppate anche in riferimento al diverso tessuto economico con il settore dei servizi che gioca un ruolo ancor maggiore.

Ritornando alla provincia di Varese: il 91% dei collaboratori che vi lavorano hanno un solo committente, facendo pensare più ad un rapporto in esclusiva che ad attività professionali; l’81% era collaboratore anche l’anno precedente, in molti casi quindi non si tratta solo di un passaggio rapido verso un posto stabile; il 50% non è riuscito, nel corso del 2009, ad accreditare ai fini pensionistici un anno pieno ma solo alcuni mesi, per problemi di discontinuità del reddito o di non raggiungimento dei livelli minimali ai fini dell’accreditamento. Le conseguenze, ovviamente, si faranno sentire ai fini del raggiungimento dell’età pensionabile e dell’ammontare del reddito da pensione.
 

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Pubblicato il 21 Gennaio 2011
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