Graglia: “L’interesse generale deve prevalere sui tornaconti particolari”
L'intervento di Michele Graglia, presidente dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Michele Graglia, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha pronunciato un intervento che pubblichiamo.
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Signor Presidente della Repubblica,
desidero innanzi tutto esprimerle un sentito ringraziamento per questa sua visita a Varese, che è uno dei luoghi emblematici nella storia del Risorgimento italiano. Una storia che si intreccia con quella della Resistenza e dalla quale è scaturito il bene più prezioso per una nazione: la Libertà.
La Libertà è una e indivisibile. Essa si declina in varie forme, dalla partecipazione alla guida della cosa pubblica, alla libera iniziativa economica, all’istruzione, al credo religioso e altro ancora.
In questo nostro territorio credo siamo stati capaci di fare buon uso della Libertà. Ci siamo distinti in modo particolare nella capacità di intraprendere. Gli annali della storia dell’impresa italiana annoverano molti nomi legati a questo territorio, autoctoni o qui trasferiti. Qui, tutti hanno trovato un ambiente favorevole all’esercizio dell’impresa. Qui l’impresa si è moltiplicata dando particolare evidenza a quel modello di sviluppo basato sulla piccole e media impresa familiare. Qui si sono insediate diverse imprese multinazionali.
L’occupazione nell’industria varesina sfiora il 63%. Le esportazioni varesine rappresentano il 40% del Pil locale. Il nostro contributo alla formazione del PIL nazionale è pari all’1,7%. Il territorio della piccola provincia di Varese è pari soltanto allo 0,4% di quello italiano.
Oggi le nostre imprese sono impegnate a ri-orientare la propria attività e i propri modelli operativi per mantenere le posizioni acquisite nell’economia mondiale di fronte alle profonde trasformazioni indotte dalla repentina globalizzazione del mercato.
E’ un compito non facile. Vorremmo poterlo compiere in un contesto più favorevole, sotto diversi profili: quello locale, che soffre ancora per la carenza di adeguate infrastrutture di trasporto, nonostante il considerevole impegno delle istituzioni locali e della Regione, negli ultimi tempi; quello nazionale, nel quale faticano a farsi strada quelle riforme apparentemente condivise dai più e inspiegabilmente frenate da logiche della politica che facciamo fatica a comprendere e condividere. Logiche che probabilmente si spiegano anche per l’affievolimento del sentimento di unità nazionale.
Esso merita di essere dunque maggiormente coltivato nella coscienza di ciascun cittadino, ma sommamente in coloro che per la collettività sono impegnati rivestendo cariche politiche.
Siamo, le confesso, stupiti, più ancora come cittadini che come imprenditori, quando assistiamo, purtroppo quotidianamente, ai litigi di fazione portati all’estremo. Abituati, da imprenditori, al pragmatismo del fare, assistiamo impotenti alla perniciosa inutilità della contrapposizione preconcetta. Segno, anche questo, di quanto si sia affievolito il sentimento di unità nazionale.
E’ una perdita grave, per nulla priva di conseguenze.
Invochiamo stabilità, ma non solo di governi e di parlamenti, Stabilità negli indirizzi di fondo dell’azione politica, che devono travalicare la fisiologica rotazione degli esecutivi. Stabilità nella visione che si ha del Paese e del suo futuro. Stabilità nelle regole, senza la quale il corpo sociale si trova disorientato e, alla lunga, prova disaffezione verso le regole medesime. Stabilità nelle regole anche per favorire gli investimenti economici, dall’interno e dall’esterno e così poter avere una prospettiva di crescita che riassorba le sacche ancora troppo grandi della disoccupazione, specialmente nelle regioni più deboli.
Il sentimento di unità nazionale è dunque tutt’altro che la celebrazione di una ricorrenza. E’ ciò che deve ri-orientare verso uno stile di comportamento, in tutti, teso alla ricerca sincera del bene comune. A mettere sempre l’interesse generale dinnanzi ai tornaconti particolari: quelli degli individui, delle comunità locali, delle corporazioni. Oppure, quelli elettorali.
La sua presenza tra noi, Signor Presidente, ci ricorda e ci attesta, nella sua persona, quanto sia alto il ruolo della politica se esercitata come servizio alla collettività e null’altro.
Di questo abbiamo più di tutto bisogno. Questo vorremmo fosse il lascito delle celebrazioni del 150^ anniversario dell’unità d’Italia.
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