Le Acli premiano una tesi sul lavoro che cambia
Il riconoscimento sarà consegnato alla dottoressa dell'Università dell'Insubria, Paola Bricola, il prossimo martedì 29 marzo
Si svolgerà martedì 29 marzo 2011 alle ore 14.00, nella sede della Facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria, in via Monte Generoso 71, a Varese, la cerimonia di consegna del premio di laurea "Acli per il lavoro".
Con la tesi dal titolo "Dal lavoro come sicurezza al lavoro come rischio: costi umani e sociali del lavoro atipico" si è aggiudicata il premio la dottoressa Paola Bricola, 27 anni, di Olgiate Comasco. La dottoressa Bricola ha conseguito la laurea magistrale in Economia e Commercio, indirizzo Economia e Management a luglio.
Il premio è stato bandito dalla Facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria, su fondi erogati dalla Fondazione La Sorgente e dalle Acli provinciali di Varese per un valore di mille euro. L’iniziativa rientra in un processo di collaborazione che testimonia l’attenzione delle istituzioni locali nei confronti della Facoltà. Al premio potevano concorrere i laureandi e i laureati della Facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria con una tesi sull’argomento: "I principi di competenza tra domanda e offerta: elementi di valore del lavoro, tra economia sociale ed economia di mercato".
La tesi della dottoressa Bricola ha avuto come principale intento quello di ripercorrere l’evoluzione del mercato del lavoro e, sulla base di questa analisi, valutare gli effetti dei cambiamenti avvenuti, riassumibili nel passaggio da una società della sicurezza sociale a una della flessibilità e/o della insicurezza sociale.
Uno degli aspetti affrontati dalla tesi è la spiegazione dei concetti di flessibilità e di precarietà del lavoro. “Concetti che, nonostante siano spesso utilizzati come sinonimi, hanno in realtà due significati distinti – spiega Paola Bricola -: la flessibilità è intesa in senso più favorevole, perché consentirebbe al lavoratore di cogliere maggiori opportunità e di crescere professionalmente, mentre la precarietà è giudicata negativamente in quanto renderebbe il lavoratore incapace di progettare il futuro. Il principale problema si verifica quando la flessibilità, che riguarda il rapporto di lavoro, si traduce in precarietà, che è invece riferita al lavoratore come persona e che si verifica a causa di una rete di protezione sociale di cui risultano evidenti le lacune, in seguito alle politiche di welfare adottate e al comportamento assunto dalle imprese, volto a ridurre i costi ed incrementare i profitti, fino allo sviluppo delle tecnologie e dell’innovazione”.
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