Caso Uva: medico a processo, un altro è indagato
E' iniziato il dibattimento per la morte dell'artigiano varesino che passò la notte nella caserma dei carabinieri ma spirò dopo un trattamento sanitario in ospedale
E’ iniziato a Varese il processo per la morte di Giuseppe Uva. L’artigiano varesino, 42 anni, deceduto in ospedale il 14 giugno del 2008, è divenuto un caso di giustizia: la famiglia sostiene che il loro congiunto è stato picchiato nella caserma dei carabinieri, ma la procura ha da tempo scelto di accusare della morte solo i medici che gli somministrarono dei farmaci in ospedale. Così il dibattimento, davanti al giudice monocratico Orazio Muscato, è iniziato con un solo imputato, il medico che era in servizio quel giorno al reparto di psichiatria, Carlo Fraticelli; mentre in seconda battuta, è ancora indagata la dottoressa che, secondo l’accusa, suggerì di somministrare un farmaco. La donna è stata indagata dopo la fine dell’udienza preliminare che aveva disposto un rinvio di atti al pm.
Un terzo medico che secondo il pm Agostino Abate aveva avuto una responsabilità nella scelta dei farmaci inadatti è stato invece assolto in fase di udienza preliminare. Non ci sono poliziotti o carabinieri sul banco degli imputati, e questa assenza viene vista dalla parte civile come una ingiustizia. In effetti, il processo iniziato oggi è un dibattimento per una presunta colpa medica, non ha insomma nulla a che vedere con le gravità delle accuse lanciate all’indirizzo delle forze dell’ordine. E’ per questo che l’avvocato Fabio Anselmo, che rappresenta la famiglia, ha di fatto presentato oggi una nuova richiesta di riesumazione del cadavere e nuove perizie, allo scopo di riaprire i dubbi sull’autopsia originaria, effettuata su mandato della procura all’epoca dei fatti. L’analisi stabilì la mancanza di ferite, fratture o contusioni che potessero avvalorare l’ipotesi di un pestaggio in caserma.
Insieme a Lucia Uva e ai congiunti, erano presenti in tribunale altri famigliari di ragazzi morti durante la detenzione (foto sopra): Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, il 31enne romano deceduto dopo un trattamento duro in carcere, e per il quale è in corso il processo; Patrizia Aldrovandi, madre del 18enne Francesco, morto durante un arresto a Ferarra nel 2005, caso per cui sono stati condannati in primo grado quattro agenti di polizia e altri tre sono stati condannati in primo grado per un depistaggio; Cira Antignano, madre di Daniele Franceschi, un ragazzo viareggino morto in carcere in Francia; Maria Eliantonio, madre di Manuel, morto nel 2010 in carcere a Genova.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Viacolvento su Beko, il PD di Varese all'attacco: "Giorgetti e il Governo se ne fregano"
Felice su Volontario della Maratonina di Busto Arsizio picchiato da un automobilista
italo su Matteo Librizzi: "Emozionato e felice, sognavo una serata così"
fratetoc su Anche Besnate approva la tariffa puntuale per i rifiuti
elenera su Un falco pellegrino protetto è stato crivellato di pallini a Malnate
Felice su Beko: in Italia a rischio tre stabilimenti tra cui quello di Cassinetta
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.