“Aspem Reti, la supercommissione ha sbagliato tutto”
Il cerino acceso della società che perse 1 milione e mezzo di euro nel 2009 passa al presidente Calemme che però contesta i risultati della commissione di inchiesta e stuzzica il sindaco: "Ha fatto bene a chiamare la corte dei conti ma..."
Il buco di Aspem Reti è come il cerino che continua a girare tra le mani dei politici varesini. Nel 2009 il passivo è stato di 1,5 milioni di euro. Il consiglio comunale ha nominato una commissione di indagine. La commissione consiliare ha nominato a sua volta una supercommissione di esperti formata da tecnici comunali. La supercommissione ha redatto una relazione che ha trasmesso al sindaco Fontana. Il sindaco l’ha letta e l’ha inviata alla Corte dei conti perché ha dei dubbi su alcuni passaggi (eventuali irregolarità?). Aspem Reti non ci sta e oggi, per bocca del presidente Ciro Calemme attacca comune (senza dirlo apertamente) e supercommissione (a muso duro): «Il comune sapeva tutto da tempo – spiega – la commissione dice cose sbagliate, bastava ci chiedesse spiegazioni e noi avremmo fornito tutte le indicazioni puntuali». Aspem Reti dunque contesta la relazione firmata dal segretario comunale Filippo Ciminelli. Due le critiche in particolare. La prima: «Dicono che nell’area giardino c’è una quantità di ghiaia che non corrisponde a quanto speso – spiega il presidente – ma non capisco su che basi dicano questa cosa, sono forse degli esperti in ghiaia?». La seconda: «Dicono anche che abbiamo affidato i lavori della piscina senza fare una comparazione dei listini. Non è vero. Era una procedura di urgenza e non c’era bisogno di gara d’appalto. Inoltre abbiamo confrontato i listini e abbiamo fatto risparmiare soldi; il preventivo era di 400mila euro, mentre ne sono stati spesi 310mila». Ma ce n’è anche una terza: «La relazione dice che abbiamo fatto lavorare nell’estate del 2009 33 persone alla piscina della Schiranna. Non è vero, erano 11 a giugno e luglio, 19 ad agosto, 8 a settembre».
Un attacco alla supercommissione molto netto. Calemme osserva: «Se fossi stato il sindaco e avessi visto una relazione da cui non ci capivo nulla, anche io avrei mandato tutto alla corte dei conti». Ma in realtà, Calemme ha come bersaglio il comune, ovvero il sindaco: «Sapevano tutto fin dall’inizio. Hanno approvato il bilancio del 2009 e qualche giorno fa anche quello del 2010. Il sindaco ci ha pure fatto i complimenti perché quest’anno chiudiamo in utile e abbiamo ripianato la perdita dello scorso anno con riserve della società. Ma è il comune che ha progettato così Aspem Reti. La società vive grazie a un canone pagato da Aspem spa per l’utilizzo dei suoi impianti. Ebbene, questo canone non copre le spese. E’ noto. E quest’anno abbiamo chiuso in pareggio solo perché Aspem spa ha deciso di darci più soldi, ma si tratta di una soluzione estemporanea, che l’anno prossimo potrebbe non ripetersi. La nostra società – continua il presidente – è sempre stata in perdita; in passato il rosso veniva ripianato dal comune alla fine dell’anno, perché Palazzo Estense, come un buon padre di famiglia, non lasciava che una sua protetta rimanesse in difficoltà, dato che spesso era usata come cuscinetto per ripianare altre spese».
Calemme tuttavia non dice nulla di nuovo. Già durante la sua audizione nella commissione consiliare affermò esattamente le stesse cose. E anche riguardo ai costi per la piscina della Schiranna spiegò che i 500mila euro di buco erano: per 310mila euro investimenti strutturali per ammodernare una struttura pericolosa, mentre il vero buco di gestione della piscina stessa, nel 2009, è solo di 174mila euro. E allora perché inviare tutto alla corte dei conti? «A chi di dovere dico: se la questione è politica allora rivolgetevi ai nostri segretari di partito – afferma Calemme provocatoriamente – noi qui facciamo solo gli amministratori anche se con sincerità dico che io vengo dal Pdl, il consigliere Lo Giudice Capelli dal Pdl, il consigliere Tolo dall’Udc e il consigliere Speroni dalla Lega».
Proprio quest’ultimo, pur essendo del Carroccio, ha consegnato ai giornalisti una memoria in cui accusa il sindaco Fontana di «incompetenza» perché a suo dire non conoscerebbe le normative che sottendono agli interventi della corte stessa.
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