Chi guida ubriaco paga… lavorando per il Comune
Accordo tra l'amministrazione e il tribunale di Busto: i condannati per guida in stato di ebbrezza potranno evitare il carcere svolgendo lavori socialmente utili. Due persone hanno già aderito all'iniziativa
Il codice della strada non è tenero con chi viene pescato alla guida sotto l’effetto dell’alcool o della droga: oltre certi limiti il carcere è inevitabile. Ma non a Olgiate Olona, dove i condannati possono riconvertire la propria pena in lavori socialmente utili al servizio del Comune: tutto questo è possibile grazie all’accordo firmato lo scorso 28 giugno tra il sindaco Giorgio Volpi e il presidente del Tribunale di Busto Arsizio, Antonino Mazzeo. La convenzione, della durata di 3 anni, permette ai soggetti condannati per guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti di "espiare" la propria colpa lavorando sul territorio comunale di Olgiate Olona, per esempio nell’ambito della pulizia di parchi e aree verdi o nella manutenzione ordinaria della segnaletica stradale. E due persone, nel giro di pochi giorni, hanno già approfittato di questa novità.
Olgiate è fra i primi comuni a sfruttare questa possibilità concessa dalla legge 120 del 30 luglio 2010, che ha riformato gli articoli 186 e 187 del codice della strada, introducendo la possibilità di sostituire la pena detentiva e quella pecuniaria con lo svolgimento di un numero determinato di ore di lavoro di pubblica utilità. La norma può essere applicata una sola volta per ciascun cittadino, su richiesta dell’imputato e previo consenso del giudice, e non è valida nei casi in cui il condannato abbia causato incidenti stradali. In poco più di una settimana già due cittadini, condannati per guida in stato di ebbrezza, si sono presentati al Comando di Polizia Locale per usufruire di questa possibilità: a coordinare le loro prestazioni lavorative è il comandante Alfonso Castellone, promotore dell’iniziativa. Lo stesso responsabile, al termine dell’esecuzione della pena, redigerà una relazione che permetterà al giudice di dichiarare estinto il reato; i condannati avranno inoltre diritto al dimezzamento del periodo di sospensione della patente e alla revoca dell’eventuale confisca del veicolo.
"È indubbio – commenta Giorgio Volpi – che il lavoro di pubblica utilità consenta a chi, con il proprio
comportamento, ha messo a rischio l’incolumità della collettività, di capire il proprio errore, e
quindi di rimediare donando il proprio tempo in attività a favore della comunità; inoltre dà al
Comune l’opportunità di avvalersi di prestazioni lavorative di supporto alle proprie attività, con il
solo onere a carico dell’ente di provvedere alla copertura assicurativa contro gli infortuni e le
malattie professionali nonché alla responsabilità civile dei condannati verso i terzi".
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