Consegnato in piazza Grande pardo d’onore ad Abel Ferrara

Nella giornata di venerdì a Locarno ha esordito anche il cinema italiano con il documentario Inconscio Italiano di Luca Ranzato

Abel FerraraQuesta volta la pioggia di Locarno non solo non si è fatta attendere, ma si è anche permessa la tempistica di un bravo, ma un po’ sadico, sceneggiatore. Attesa da tutto il giorno infatti aveva spinto l’organizzazione a programmare, in ogni caso, la proiezione contemporanea dei film della serata al palazzetto FEVI, tenendo però la cerimonia e le presentazioni collocati in Piazza Grande. L’allestimento un po’ complesso del set, poi, non ha consentito un cambio dell’ultimo minuto, quando l’acquazzone si è materializzato poco prima delle 21:30 creando uno scenario, sotto certi aspetti surreale: il grande cineasta statunitense Abel Ferrara, riceveva il Pardo d’Onore su una Piazza sferzata dal diluvio e quasi deserta mentre, a circa 400 metri da lì, quasi 4000 persone al FEVI si spellavano le mani in applausi che egli ovviamente non poteva udire.

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Il premio alla carriera per Ferrara era anche la ragione del set complesso cui accennavano: il regista ha infatti voluto omaggiare il pubblico con un concerto country tenuto da lui ed alcuni collaboratori, in cui l’autore de “Il Cattivo Tenente” e “il Re di New York” si è esibito alla chitarra e voce. Bisogna riconoscere che qui Ferrara un po’ di fortuna l’ha avuta a non avere di fronte direttamente un pubblico che ha mostrato di apprezzarlo di più come regista che come musicista (tanto da applaudire l’improvviso “thank you” con cui l’annunciatrice ha bruscamente interrotto la performance).
Ciononostante forti sono state le emozioni nel rivedere sullo schermo passaggi straordinari di alcuni dei suoi migliori film così come l’anteprima, di pochi minuti, del suo prossimo lungometraggio attualmente in fase di post produzione.
Secondo alcune voci, non smentite dalla direzione, era stata in origine speranza del Festival di poter ospitare il nuovo lavoro di Ferrara in anteprima assoluta proprio in occasione del premio, i lavori non ancora ultimati hanno poi costretto all’ineguale cambio con la commedia romantica “friends with benefits” film che ha avuto, se non altro, il merito di far ulteriormente risaltare l’opera del vincitore del Pardo d’Onore 2011.

La serata poi ha visto anche la presentazione di “Attack the block”, divertente e ironico monster movie britannico e, come piccolo omaggio all’animazione, di un breve ma intelligente cortometraggio d’animazione di Spike Jonze, proiettatto per primo al FEVI non senza che, nel frattempo, un Ferrara trafelato e privo dei panni del musicista, non fosse riuscito almeno a fare un salto in questa sala, per un saluto e per ricevere il meritato applauso. Dopo il cortometraggio i due film della serata, dicui diremo più avanti, ma intanto la notizia del giorno è che Harrison Ford, atteso sabato sera in Piazza Grande per la presentazione di Cowboys e aliens, è stato insignito di un Pardo speciale alla carriera, che gli verrà appunto consegnato poco prima della proiezione. Della giornata di sabato, oltre alle pessime previsioni meteo, val la pena segnale che la proiezione serale in Piazza sarà, ancora una volta, doppia: con Drive di Nicolas Winding Renf a seguire la proiezione del colossal hoolywodiano con Harrison Ford, mentre in giornata esordirà, sempre fuori concorso, un secondo film italiano “Tahrir” di Stefano Savona, documentario realizzato in tempo record dopo la rivolta egiziana dei mesi scorsi (ore 19:00 al FEVI).

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Friends with benefits, USA 2010, di Will Gluck, con Justin Timberlake e Mila Kunis è il film trovato all’ultimo per sostituire l’opera di Abel Ferrara non ancora completa; deve il titolo ad un espressione slang americana, che ha anche diversi equivalenti in italiano che però suonano decisamente meno eleganti, e che indica una relazione tra due semplici amici che però può prevedere una certa maggiore intimità, sempre senza avviare relazioni o complicazioni sentimentali. Protagonisti di questa amicizia particolare sono le due star per adolescenti Timberlake e Kunis che, naturalmente, finiranno con il lasciarsi andare alla passione e coronare l’imprevisto sogno d’amore. Nel dettaglio il film impega i primi dieci minuti a riasumere, senza particolare originalità, una serie di banalità e luoghi comuni sulle relazioni interpersonali e l’amore e i successivi 90 a ripetere senza sosta queste stesse banalità. Tra una banalità e l’altra poi è possibile apprezzare garbate battute sull’uso del “bottom” nei rapporti sessuali ed eleganti scenette sottilmente allusive a particolari abilità nei rapporti orali. Ogni tanto, ovviamente, anche simpatici sermoni sulla fedeltà e l’attesa dell’uomo/donna della propria vita. Gli attori non fanno una gran figura, esibizione della rispettiva bellezza a parte, ma non per questo andrebbero giudicati troppo male: per poterlo fare bisognerebbe prima, almeno, vederli alla prova con una vera regia e una sceneggiatura. Purtroppo il film ha già un distributore in Italia.

Attack the Block, di Joe Cornish, Regno Unito 2011. proiettato oltre la mezzanotte, per qui pochi rimasti svegli e vigili dopo la commedia sentimentale, il monster movie britannico è stato un momento di autentico divertimento condito anche da qualche riflessione non banale sull’immigrazione e l’integrazione, retto su una trama semplice ma anche su un meccanismo ben strutturato. Nella periferia sud di Londra è in corso una grande festa popolare, con fuochi d’artificio e balli in costume per le strade; questo fa sì che nessuno si accorga della caduta di un oggetto dallo spazio. Nessuno tranne una piccola gang di criminali adolescenti che, identificato l’oggetto e dopo essere stati feriti lievemente dalla strana creatura che lo abita, la uccidono e ne portano in trionfo le spoglie. Divertimento macabro di breve durata perché, di lì a poco, un gran numero di compagni del piccolo mostro alieno iniziano a raggiungerlo cadendo uno dopo l’altro dal cielo e mietendo vittime con bestiale crudeltà. La gang di piccoli delinquenti scopre così di avere un suo particolare senso di responsabilità e solidarietà, e doti di coraggio non comuni, con le quali iniziano a difendere il loro quartiere (il block del titolo), dall’invasione aliena. Classici meccanismi del film di mostri ma ben realizzati e con momenti di vero divertimento.

Inconscio Italiano di Luca Ranzato, Italia 2011, è stato il promo film italiano ad esordire nella 64° edizione del festival, si tratta di un documentario che, con metafora psicanalitica, identifica l’inconscio rimosso delle nazioni con la loro fase coloniale e razzista e parla quindi, con interviste a storici ed esperti e la proiezione di filmati in gran parte inediti, dell’impresa coloniale italiana nell’Africa orientale. Nonostante i 100 minuti, tempo non brevissimo per un documentario, il film ha tenuto un pubblico piuttosto consistente inchiodato al seggiolino fino alla fine, caratterizza da un lunghissimo montaggio senza commenti di immagini dell’Istituto Luce risalenti agli anni 1935/41. Un documentario quindi avvincente ma, allo stesso tempo, meticoloso e documentato, che sfata una volta di più, ma senza vittimismi, il mito degli Italiani brava gente, difficilmente applicabile a carneficine come quella di Debrà Libanos, in cui 2600 civili innocenti vennero massacrati per una vendetta personale del Maresciallo Graziani. Racocmandato a chi vuole approfondire quella parte della storia nazionale.

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Pubblicato il 06 Agosto 2011
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