Gibilisco: “Quando si apre alla ragione e al cuore poi i frutti si vedono”

L'ex sindaco di Varese intervistato da Pier Fausto Vedani ripercorre il periodo d'oro della cultura varesina, quello che ha visto come protaginista "sdoganato" Renato Guttuso

Avvocato Gibilisco e caro ex sindaco, forse ho esagerato a parlare di primavera culturale riferendomi alla giunta comunale, da lei guidata dal 1977 al 1985, e alle vostre iniziative per onorare Renato Guttuso, per anni silenzioso ospite della città a Velate. Ci piacerebbe sapere da lei come nacque e si sviluppò questa primavera – preceduta da interessanti scelte da parte di Mario Ossola – che vide proposte e progetti nuovi e rimettere inoltre sul tappeto la antica questione del nuovo teatro.
 
«Lascio al giornalista i giudizi e mi limito a ricordare i fatti e le persone nei due periodi di mia permanenza a Palazzo Estense. Mario Ossola, mio grande predecessore e maestro, era appassionato di musica e strappò alla Rai i concerti della sua orchestra in cambio dei permessi per i ripetitori al Campo dei Fiori, ma quando la Rai denunciò l’accordo e volle essere pagata Mario si adirò enormemente e mandò a quel paese la Rai ma non la musica tanto che lui e Lanfranco Dall’Ora fecero crescere il liceo musicale che oggi ha degna sede nell’immobile acquistato durante i miei anni da primo cittadino. La cultura venne ulteriormente sviluppata dai due assessori che si succedettero nell’incarico, Speroni e Caminiti, il primo nel porre decisamente il problema del teatro dando avvio alle stagioni teatrali – argomentando cha mentre si discute quale teatro fare intanto consentiamo a tutti di andare a teatro – il secondo ponendo molta attenzione al sistema museale ed alle grandi mostre. Io non ho fatto altro che dare il massimo spazio possibile a tali iniziative nella convinzione che lo spirito dell’uomo vive se si apre e respira nella mente e nel cuore».
 
– Come si sviluppò il suo rapporto con Renato Guttuso e come si arrivò alle iniziative che portarono al “recupero” di un personaggio di grande levatura, ignorato per  lungo tempo dall’intera comunità, non solo dalla Varese delle istituzioni?
«Guttuso appartiene al secondo periodo del mio mandato,1980/1985, e cioè anche alla stagione di Caminiti, un assessore che nelle grandi mostre vedeva un traino importante per la cultura. Ernesto Redaelli, allora consigliere comunale, mi si presentò come latore di una lettera di Andreotti che intercedeva a favore dell’amico Guttuso che aveva domandato al Comune di ampliare il suo studio in Velate, domanda poi accolta pienamente. Il mio primo contatto personale con l’artista avvenne al museo di villa Mirabello   alla vigilia dell’inaugurazione della mostra dedicata a   Francesco Cairo , curata da Giovanni Testori, e fu anche il primo incontro tra il pittore e lo scrittore: avvenne davanti al “San Giovanni decollato” del Cairo. Un momento emozionante, ne rimasi coinvolto che vide nascere un legame, basti pensare che Guttuso dipinse un San Giovanni decollato che regalò a Testori e che ho rivisto nella mostra a lui dedicata pochi anni fa in salone Veratti. Rimasi affascinato constatando anche l’inquietudine dei due grandi artisti di fronte al Mistero che non lascia tranquillo chi si pone le domande vere della vita».
 
– Lo spessore del rapporto di Guttuso con il mondo cattolico ebbe conferma, clamorosa per i non addetti ai lavori, quando monsignor Macchi gli affidò il rifacimento della Fuga in Egitto, l’affresco della terza cappella del viale che porta al Sacro Monte…
«Mons. Macchi è stato l’altro grande protagonista del mio incontro con Guttuso. Aveva una forte attenzione all’arte come espressione della ricerca del bello e del vero che per Mons. Pasquale era Gesù di Nazareth come predicava il “suo” Paolo VI. Per questo solo lui poteva avere il coraggio di sfidare le critiche e scegliere Guttuso per una Fuga in Egitto che dovetti difendere anch’io a fronte di chi gridava allo scandalo perché scompariva la ormai sbiadita e quasi illeggibile Fuga in Egitto del Nuvolone. Da questi fatti ecco l’iniziativa della mostra dedicata a Guttuso anche per ringraziarlo di aver regalato al Sacro Monte proprio quell’opera. Quanto alla cittadinanza onoraria, l’unica che concessi durante il mio mandato, fu doverosa, molto partecipata dalla nostra gente e graditissima da Renato Guttuso».

– Avvocato, con Alberto Speroni, con l’intera Giunta, lei avviò una attività culturale che negli anni ha avuto momenti felici o meno, ma che ha sempre incespicato , come da italica tradizione, per problemi finanziari: ce lo ricorda la perdita della Fondazione Guttuso e del   Premio Chiara. Trent’anni dopo, il cittadino Gibilisco può esprimere un parere sereno sulla situazione odierna e dare indicazioni per il futuro? Provi a fare il sindaco per il tempo della risposta. Attilio Fontana ha il diritto di tirare un attimo il fiato…
«Con Speroni prima e con Caminiti poi certamente abbiamo cercato di porre fatti nuovi per tutti , anche se noi dovevamo o meglio volevamo fare i conti sulle disponibilità finanziarie, cercando un equilibrio nella spesa a fronte dei problemi che si ponevano. Qualche volta dovetti frenare Caminiti che voleva ancora di più per la cultura, forte delle novità che avevamo introdotto. Oggi la situazione è più grave dal punto di vista delle risorse finanziarie ma credo che la nostra città – se debbo fare il Sindaco per il tempo della risposta – abbia altre risorse da mettere in campo e la prima da valorizzare è la risorsa umana. Giovedì 2 a San Vittore si sono celebrati i funerali di Lino Conti, la chiesa era stracolma di gente, il suo coro Sette Laghi ha dato ancora una volta segno della sua bravura. Quest’anno il Coro compie 50 anni e potrebbe con pochi soldi fare una grande manifestazione culturale portando a Varese magari il coro della SAT o altre eccellenze. Il Comune s’è dotato di tanti spazi utili, credo sia sufficiente guardare chi in città promuove e fa cultura a qualunque parte appartenga e dare un piccolo aiuto a chi si esprime per continuare a tenere aperta la mente e il cuore dei nostri cittadini. Per tornare a Guttuso perché non chiedere a chi ha sue opere di prestarle gratuitamente per una mostra? Caro Attilio, la sfida delle difficoltà richiede solo di liberare le risorse invece di lamentarsi: si tirino su le maniche. Non è questo il vanto della concretezza varesina? L’iniziativa della dedica a Guttuso di un viale nei giardini dei musei è un segno della voglia di non dimenticare così come si raccolgono testimonianze della nostra storia cittadina, come fa l’amico Macchione, mio consigliere comunale del PCI, con la sua casa editrice. Quando si apre alla ragione e al cuore poi i frutti si vedono, al di là degli schieramenti che la politica vuole perché possa rimanere la democrazia».

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Pubblicato il 06 Febbraio 2012
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