Univa chiede più credito per le imprese

È tornato a riunirsi il Tavolo del Credito. Obiettivo: aprire un canale di dialogo diretto tra imprese manifatturiere e sistema bancario locale in un momento di difficile accesso ai finanziamenti

Da una parte i vertici dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese con il presidente Giovanni Brugnoli. Dall’altra i rappresentanti di 12 tra le più importanti banche presenti sul territorio: Banca di Legnano, UBI-Banca Popolare di Bergamo, Banca Popolare di Lodi, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buggiate, BNL – Gruppo BNP Paribas, Credito Bergamasco, Credito Valtellinese, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Veneto Banca. È tornato a riunirsi nella sede di Gallarate dell’Unione Industriali il Tavolo del Credito. Obiettivo: aprire un canale di dialogo diretto tra imprese manifatturiere e sistema bancario locale in un momento di difficile accesso ai finanziamenti da parte del sistema produttivo. Ad imporre la riapertura del tavolo ,che si riunì per due volte durante i difficili rapporti che si stavano venendo a creare tra banche e imprese nel 2009, è l’attuale crisi di liquidità dei mercati che ha contraccolpi sia sulle aziende industriali, sia sugli istituti bancari.
A certificare le difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese è una ricerca svolta dall’Unione Industriali tra i propri associati che è stata presentata ai rappresentati delle banche dal presidente Brugnoli. Numeri dai quali è emerso come la difficoltà di reperire finanziamenti rappresenti ormai per diverse imprese varesine un fattore di rischio per continuare nella normale operatività. È alta, infatti, la percentuale di quelle che segnalano, nel quarto trimestre 2011, restrizioni del credito: il 62% del campione intervistato, contro il 38%  che invece non registra segnali d’allarme.
La maggior parte delle imprese che segnala restrizioni denuncia difficoltà nella concessione dei finanziamenti. È questo il problema maggiore nel 55% dei casi. Per il 33% delle imprese si tratta, invece, di riduzione dei fidi, nel 9% della richiesta da parte delle banche di garanzie integrative e nel 3% di richieste di rientro.
Difficoltà si segnalano anche per ciò che concerne il costo del denaro: l’82% delle imprese manifatturiere della provincia dichiara, infatti, di aver riscontrato un innalzamento degli spread. Con tassi medi segnalati dalle aziende del 7,4% sullo scoperto del conto corrente e del 3,9% sul salvo buon fine. Con aumenti che vanno dai 2 ai 4 punti percentuali se si paragona la situazione di dicembre 2011-gennaio 2012 rispetto al primo semestre 2011.
È da questa fotografia della situazione che sono partite le richieste dell’Unione Industriali al mondo bancario: adeguato afflusso di credito alle imprese, mantenimento dei livelli di affidamento, limitazione del ricorso alle garanzie integrative, condivisione di procedimenti di definizione dei rating delle imprese e dei relativi criteri di valutazione, contenimento dei costi. Ciò attraverso un percorso che porti ad un miglioramento del rapporto banca/imprese basato sulla prossimità delle banche alle imprese del territorio, sulla valorizzazione del rapporto interpersonale nonostante i rigidi criteri di Basilea, condivisione delle necessità aziendali, elasticità d’intervento.
Sul tappeto anche una domanda: visto che l’iniezione di liquidità di 500 miliardi di euro decisa dalla Bce a dicembre non ha portato benefici alle imprese, cosa accadrà con la nuova operazione di iniezione di 700 miliardi che avrà luogo a marzo? Verrà dato ascolto all’invito del Presidente della Bce Mario Draghi di riattivare, con queste risorse, il circuito creditizio a imprese e famiglie?
Da parte loro i rappresentanti delle banche hanno evidenziato come il flusso di liquidità arrivata dalla Bce non abbia immesso risorse aggiuntive sul mercato, bensì abbia coperto le carenze che si erano create nel mercato interbancario nei mesi precedenti. Inoltre è stato sottolineato come il monte sofferenze di sistema sia passato a livello nazionale dai 58 miliardi nel 2009 ai 107 miliardi di fine dicembre 2011, a dimostrazione di come le banche non abbiano bloccato il credito, nonostante i maggiori rischi, e del perché oggi il costo del denaro sia così elevato. Costo che ha pesato sulle stesse banche italiane. Basti un esempio: ogni milione di sofferenze in più di una banca corrisponde a 20 milioni di impieghi non erogati.
Nel corso del 2011, hanno ricordato i rappresentanti delle banche, l’immissione del credito è aumentato in Italia in valore assoluto di 45 miliardi, per quanto riguarda le imprese. Ciò a conferma dello spaccato varesino dove le difficoltà di accesso al credito non stia tanto nella concessione dei finanziamenti, secondo gli esponenti delle banche, quanto piuttosto nei più alti costi ai quali vengono erogati. Che dipendono strettamente dall’aumento delle sofferenze e da una situazione internazionale che vede gli spread tra i titoli italiani e i Bund tedeschi a livelli ancora alti, nonostante la riduzione della forbice delle ultime settimane. Anche se i tassi a medio termine, è l’attesa degli istituti di credito, dovrebbero scendere nei prossimi mesi.
Siamo sulla stessa barca è il messaggio lanciato dagli istituti bancari. Da qui la necessità condivisa di parlarsi di più, di far comunicare meglio mondo delle banche e sistema produttivo. È questione di fiducia, è stato aggiunto. Troppi i coni d’ombra. È sulla relazione con il cliente che bisogna lavorare, più che sui numeri. Ma anche la necessità di parlarsi di più tra le stesse banche. A volte, è stato detto, un intervento concertato di diverse banche su una medesima azienda è stato utile a salvare le sorti di un’azienda in difficoltà. Da ultimo, dal Tavolo del Credito è venuta la conferma del ruolo importante dei Confidi per favorire l’accesso al credito da parte delle Pmi.
Rimangono comunque, come sottolineato dal direttore dell’Unione Industriali Vittorio Gandini, i problemi dell’accesso al credito del sistema produttivo, certificato non solo dalla rilevazione dell’Unione Industriali, ma anche dagli ultimi interventi dei vertici della Banca d’Italia. Problemi di fronte ai quali tutti i rappresentanti delle banche presenti hanno dichiarato la propria disponibilità sia a studiare insieme alla stessa Unione Industriali, soluzioni specifiche per risolvere i punti deboli emersi, sia a valutare gli interventi puntuali che i diversi casi aziendali potranno presentare.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Febbraio 2012
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