Zona verde da recuperare? In via Padova ci provano

L'area al confine tra Gallarate, Busto e Samarate è una delle ultime che ancora separano abitati: ci sono ancora prati e cascine, ma anche piccole discariche. L'associazione Buon Vicinato, nata in via Padova, ha provato a puntare su aggregazione e socialità

Boschi, prati, ma anche piccoli depositi cresciuti nel tempo e qualche vecchia cascina, tra le poche rimaste: la zona tra Gallarate, Busto e Samarate è una delle ultime aree che ancora separano abitati che altrimenti finirebbero per saldarsi gli uni agli altri, come altrove è già successo. «È curioso notare come quello che un tempo è stato definito il corridoio biologico da salvaguardare per il bene delle città di Gallarate, oggi diventi utile e disponibile per sviluppare nuove infrastrutture viabilistiche» dice Marco Castoldi, segretario dell’associazione Buon Vicinato, nata nel "villaggio di via Padova", che sta proprio nella zona di confine, circondato dagli ultimi boschi e prati. L’associazione lavora soprattutto su iniziative aggregative, ma è nata anche sull’onda della preoccupazione degli abitanti per il futuro dell’area, che il PGT attualmente in vigore vorrebbe destinare soprattutto alla logistica con aree di deposito e di carico/scarico per i camion. E se c’è chi (come Coop) fa notare che la zona è disseminata di piccoli depositi e persino discariche, l’associazione ha dimostrato di voler già lavorare sul recupero ambientale: nell’autunno 2011 avevano lanciato la "giornata ecologica", per denunciare la presenza di una discarica abusiva e iniziare a mettere mano. Oggi però incombe il progetto della Statale 341, che andrà ad intaccare ancora l’ultimo verde rimasto (nella foto: lo svincolo che sorgerà tra via Aleardi e via delle Querce, al confine tra Gallarate e Busto): «Ho avuto la fortuna di visitare i paesi del nord Europa, la Norvegia in particolar modo, dove il rispetto nei confronti della natura è altissimo» dice ancora Castoldi. «Lì, nel caso in cui un progetto di questo genere si renda necessario, si procede guardando al futuro, realizzando vie di comunicazione costruite nel sottosuolo, permettono a lavori ultimati, di riqualificare il patrimonio naturale. Tale progetto da noi è abbastanza utopico dato che i costi lieviterebbero in modo esponenziale e l’ambiente non risulta tra i vincoli progettuali (lo dimostrano i fondi stanziati per le opere di mitigazione). Eppure io ricordo che stiamo parlando di un’infrastruttura che cambierà radicalmente e permanentemente il territorio. Prima di procedere sarebbe utile fare attente valutazioni sul futuro, anche se temo che queste andranno a scontrarsi contro i pilastri che reggono questo progetto». Intanto però in via Padova non perdono le speranze e continuano nella loro "missione": fare aggregazione e socialità per rendere fruibile a tutti la zona.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Febbraio 2012
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