Augias porta al teatro “O patria mia, Leopardi e l’Italia”
Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Condominio
E’ andato in scena ieri al Teatro Condominio “Vittorio Gassman” di Gallarate lo spettacolo “O patria mia, Leopardi e l’Italia”, ideato dal noto conduttore televisivo Corrado Augias. E’ solo di recente che si inizia ad apprezzare l’attività saggistica di Leopardi, conosciuto dai più come poeta. Ed è alternando poesie prese dallo Zibaldone – alcune recitate dalla voce di Marta Dalla Via – con canzoni popolari del tempo, eseguite alla chitarra dal maestro Stefano Albarello, che Augias ce ne racconta la visione politica.
Il sipario si apre con la voce di Arnoldo Foà che legge i versi de L’Infinito, di cui Augias sottolinea il “nel pensier mi fingo”: l’immaginazione come angolo di visuale alternativo alla realtà delle cose, che permette lo sviluppo in Leopardi di una straordinaria sensibilità. E così, raccontando cronologicamente la stessa vita del Leopardi, si scorgono nelle sue poesie tratti della vita dell’Italia del tempo.
Augias ci svela nel frattempo, due composizioni patriottiche: “All’Italia” e “Per il monumento di Dante”, che ci introducono alla lucida e spietata analisi del popolo italiano svolta nel “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani”. Scritto nel 1824, Leopardi analizza in esso la decadenza dei nostri costumi. Non manca Augias di sottolineare qualche similitudine tra oggi e ieri. Ma sentiamo direttamente il poeta, che incolpa «la vivacità del carattere italiano che fa loro preferire i piaceri degli spettacoli e gli altri diletti de’ sensi a quelli più particolarmente dello spirito, e che gli spinge all’assoluto divertimento scompagnato da ogni fatica dell’animo e alla negligenza e pigrizia». Tutto questo, inquadrato in una nazione che «non ha un centro».
Ed è negli ultimi giorni della sua vita che Leopardi, tormentato dalla malattia, recupera il rapporto col padre Monaldo – sottolinea Augias – rivolgendosi a lui con “caro padre”. Al tempo, egli soggiornava a Napoli, alla ricerca di un clima più mite. Si spegnerà improvvisamente, in quella città afflitta dal colera, nel 1837 a causa di gravi problemi polmonari conseguenti alla deformazione della colonna vertebrale. Così, dopo aver dato lettura della lettera scritta in occasione dalla sorella del poeta, sulle note di una canzone popolare napoletana cala il sipario.
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